Valutare le persone solo nel proprio ruolo professionale non è più sostenibile, né umanamente né economicamente: è scientificamente dimostrato che dalle molte dimensioni di vita di ognuno emergono competenze e risorse utili anche al business. Prende le mosse da questa considerazione la nascita del premio Caring Company, un riconoscimento che intende premiare le aziende in grado di favorire la sinergia tra vita privata e lavoro, promuovere modelli di sostegno delle leadership e valorizzare le persone nella loro diversità. Ovvero quelle aziende più innovative e coraggiose, che hanno scelto di mettere al centro delle proprie strategie il benessere e il più ampio potenziale delle proprie persone. “Le Caring Company – spiega Riccarda Zezza, Ceo di Lifeed, società promotrice del Premio – promuovono un modello di leadership nuovo, che fa crescere le persone e che è l’unica strada possibile in un mondo sempre più complesso e incerto”.
Una sorta di élite d’avanguardia, insomma, all’interno della quale è stata inserita anche una primaria azienda dell’industria alimentare: in occasione dell’incontro “La cura al centro del nuovo modello d’impresa: come sviluppare la relazione con i collaboratori”, promosso da Lifeed nell’ambito del Forum HR 2021, Danone è infatti stata premiata come prima Caring Company 2022.
“In Danone – commenta Sonia Malaspina, Direttrice HR Italia e Grecia Danone -, con il nostro percorso a supporto della genitorialità partito nel 2011 abbiamo dimostrato che è possibile, con poche e mirate azioni, ribaltare il comune punto di vista secondo cui una donna non possa dare il meglio di sé a casa come al lavoro. Al contrario oggi sappiamo, dati alla mano, che una donna – come pure un uomo – che si occupa di cura – dei figli o dei genitori anziani – sprigiona un potenziale unico e porta valore aggiunto all’organizzazione e alla società intera. In generale, siamo sempre più consapevoli del fatto che la vera sfida è considerare le persone a 360 gradi. Non solo come professionisti, ma come persone. Occorre dunque valorizzare anche la sfera non lavorativa come l’esperienza di cura, l’impegno sociale o culturale e il volontariato. Queste attività sono essenziali per avere professionisti capaci di esprimere creatività e innovazione a tutti i livelli, in un mondo in cui i nuovi scenari organizzativi saranno basati su competenze sempre più emotive e relazionali. Le organizzazioni, adattandosi al mondo che cambia, dovranno insomma abbandonare le vecchie e rigide gerarchie per fare posto a una leadership sempre più diffusa. Grazie a questo approccio sostenibile è possibile lavorare sull’ingaggio e sul benessere delle persone”.
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