Il Governo continua a lavorare a un nuovo decreto contro i rincari energetici che stanno colpendo le famiglie e le imprese italiane che dovrebbe valere circa 4 miliardi di euro, senza però ricorrere a un nuovo scostamento di bilancio. L’esecutivo sta anche preparando un piano per l’automotive d’accordo con i rappresentanti dei lavoratori e delle aziende del settore. Intanto ieri l’Istat ha comunicato i dati sulla produzione industriale di dicembre, che hanno fatto registrare un calo congiunturale dell’1% e una crescita tendenziale del 4,4%.
Numeri che, spiega Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano, «difficilmente potranno avere un impatto negativo sulla stima del Pil al +6,5% per il 2021 diffusa la settimana scorsa, anche perché c’è stata una crescita dello 0,5% nel quarto trimestre rispetto al terzo. Quello che colpisce nei dati sulla produzione industriale è semmai altro».
A che cosa si riferisce?
Al fatto che tutto il comparto metalmeccanico, dalla metallurgia alla fabbricazione di computer e prodotti elettronici, ha fatto segnare un calo congiunturale. Troviamo quindi una conferma di quanto evidenziato dal Presidente di Federacciai, Alessandro Banzato, che ha parlato di un rallentamento, o addirittura in certi casi di un fermo totale, della produzione in molte aziende associate. Si cominciano quindi a sentire gli effetti sia del prezzo dell’energia che della scarsità di semilavorati e componenti nei quali manca autoapprovvigionamento. Il problema è che sappiamo già che anche i dati di gennaio saranno negativi. L’anno, quindi, è iniziato con la manifattura in rallentamento.
È presumibile che anche febbraio sarà negativo. C’è da sperare che si possa invertire rotta nei mesi successivi.
Credo che ormai il primo trimestre, almeno dal punto di vista dell’andamento del manifatturiero, sia compromesso. Ci sono settori come il mobile o la moda da cui continuano ad arrivare segnali positivi, ma è difficile che possano compensare del tutto il calo della manifattura. Dobbiamo augurarci che prosegua la buona performance delle costruzioni. E poi si tratterà di vedere se la domanda di servizi, principalmente commercio e turismo, non rallenterà per effetto dell’inflazione e dell’erosione del potere d’acquisto delle famiglie, visto che le bollette aumentano anche per loro.
Il Governo sta intanto studiando misure per mitigare gli effetti dei rincari delle bollette che colpiscono soprattutto i settori energivori. Cosa ne pensa?
I futures ci dicono che il prezzo del gas resterà a livelli elevati per almeno sei mesi. Occorre quindi trovare una soluzione ponte per raffreddare i costi dell’energia per questi settori o avranno un afflosciamento non indifferente che andrà a impattare sulla produzione industriale complessiva. E anche sul riciclo di molti materiali.
Cosa intende dire?
Paradossalmente, i settori energivori, visti spesso come un peso dal punto di vista ambientale, sono quelli che contribuiscono maggiormente al riciclo di materiali. Pensiamo alla carta, ai metalli o al vetro. Sono settori che creano occupazione, sono fondamentali per altre filiere, visto che forniscono componentistica, semilavorati, o imballaggi che portano il made in Italy nel mondo, e che negli anni hanno investito tanto anche nel riciclaggio: non devono essere percepiti come un fastidio, sono settori importanti per la nostra economia.
C’è chi chiede uno scostamento di bilancio per reperire le risorse necessarie a sostenere le imprese di fronte al caro bollette. Lei cosa ne pensa?
La Francia ha adottato rapidamente dei provvedimenti per neutralizzare i rincari energetici, mentre da noi sembra stia prevalendo la logica di aspettare di vedere come evolve la situazione. Nel frattempo, però, c’è il rischio che il Pil nel primo trimestre viri in negativo, con il conseguente impatto sul rapporto debito/Pil. Non è soltanto evitando lo scostamento di bilancio che si mantengono in ordine i conti, ma anche evitando che si fermi il Pil. Questo è un punto che spero venga percepito in tempi brevi, perché se compreso troppo tardi verrà compromessa non solo la crescita del primo trimestre, ma anche la bella figura che l’Italia ha fatto a livello internazionale con il +6,5% di Pil del 2021.
Il Governo sembra anche volersi occupare dell’automotive, un settore importante soprattutto per il numero di addetti che impiega nel nostro Paese.
Credo che questo settore meriti attenzione. Nel nostro Paese è attiva un’impresa, Stellantis, sempre più internazionalizzata. Occorre, quindi, osservare con attenzione le scelte strategiche di questo gruppo: cercare di vedere come si posiziona sui grandi temi della transizione, della motorizzazione, non è indifferente. È vero che si sta parlando di un importante investimento a Termoli, ma nel frattempo occorre capire qual è l’impatto complessivo delle scelte dell’azienda sia in termini di mantenimento di produzioni in Italia, sia di scelte strategiche riguardanti investimenti nelle nuove tipologie di motorizzazione, in modo da non rimanere completamente ai margini di queste decisioni.
Al di là di Stellantis, c’è poi l’eccellenza mondiale della Motor Valley…
Che va sicuramente preservata, anche per quel che concerne il suo indotto, che può anche essere interessato da importanti cambiamenti strutturali derivanti dalle scelte sulle tipologie di vetture future. È importante quindi fare quanto meno il punto della situazione e dedicare un minimo di attenzione a tutto questo comparto.
(Lorenzo Torrisi)
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