La complessità del periodo in cui stiamo vivendo era impensabile. L’economia internazionale sta soffrendo di un’inattesa volatilità in conseguenza di fatti esterni ma incisivi sul mondo industriale.
Alla feroce pandemia, che ha praticamente azzerato due anni di attività, si sono aggiunti eventi bellici di particolare importanza che hanno interferito sulla ripresa post-pandemica. Inoltre, l’uscita globale e contemporanea da Covid-19, ha spinto tutto il mondo a un’immediata ripresa dei consumi che, collegata agli interventi dei Governi indirizzati a procurarsi riserve energetiche da ogni dove, essendo bloccata la possibilità di proseguire i rapporti con la Russia, ha procurato un innalzamento rapido del tasso di inflazione con tutte le conseguenze del caso su imprese e famiglie.
Nel nostro Paese, come sappiamo, il collegamento tra le citate entità è imprescindibile per cui le difficoltà delle imprese si risentono nelle famiglie e viceversa.
A oggi, fatte salve le problematiche connesse all’elevato costo dell’energia e degli alimentari, i problemi non sono parsi insormontabili e, per le imprese, la capacità avuta nell’organizzarsi in periodo di pandemia e ripartire al suo esaurirsi non dà sensazioni di difficoltà operative con pericolo di tensioni sociali.
Per meglio descrivere il fenomeno possiamo rifarci ai dati elaborati dal Centro Studi di UCIMU in materia di ingresso ordini alle aziende produttrici di macchine utensili in Italia.
Di fronte a un abbassamento generalizzato a partire da inizio 2023 degli ordinativi abbiamo però osservato:
– che l’anno 2022 si era chiuso con un indice di ordini nazionali di 45 punti maggiore all’indice 2015 preso come base;
– che gli ordinativi esteri denunciavano 15 punti in più rispetto al citato indice.
Ricordiamo, inoltre, che fino al 31/12/2022 era in vigore l’incentivo 4.0 che erogava un contributo del 40% a chi acquisiva mezzi di produzione di nuova generazione e provvedeva a interconnetterli tra loro.
Tali dati hanno portato i costruttori delle macchine utensili, che stanno alla base dello sviluppo industriale, ad avere una media di 8 mesi di lavoro già acquisito contro i 4 mesi che rappresentano la normalità.
Di tutto ciò ha potuto beneficiare l’intero settore manifatturiero italiano che, infatti, ha evidenziato la propria capacità di adattamento e sviluppo molto più di qualunque altro Paese europeo.
La situazione aveva sicuramente bisogno di un periodo di assestamento a quanto sta accadendo. Pertanto, quanto succede non è una minore capacità del settore a evolvere verso nuovi e più moderni prodotti, ma solo un momento di riflessione da parte dei clienti italiani che, oltretutto, si sono visti dimezzare, a inizio 2023, il contributo governativo.
Questo è dimostrato dal fatto che il settore, nel terzo trimestre 2023, ha mostrato una sostanziale tenuta per quanto riguarda l’ingresso di ordinativi dall’estero, in particolare dai Paesi più industrializzati. Contemporaneamente non è possibile un rallentamento superiore all’anno nell’acquisizione di beni strumentali. L’avanzare rapido delle tecnologie e la nuova organizzazione di fabbrica impongono interventi costanti e sempre più ravvicinati sui mezzi di produzione per non correre il pericolo di essere superati e staccati dalla concorrenza.
Ci sarà da riflettere se a breve, dato il rapido cambiamento dei prodotti, non converrà utilizzare anche il cosiddetto leasing operativo per permettere agli utilizzatori di avere disponibili mezzi di produzione con minor esborso finanziario e per il periodo nel quale occorrono.
Bene ha fatto UCIMU a sostenere, in tale campo, l’iniziativa ITALRENTAL. Le organizzazioni di settore debbono sempre, a vantaggio dei propri associati, organizzare servizi esclusivi ed eccellenti, ciò significa prevedere e guidare il mercato.
Dopo quanto descritto si evince che le istituzioni debbono prendere coscienza del fatto che, in un momento di rivoluzione industriale con passaggi “pesanti” alla digitalizzazione e corretta risposta alla sostenibilità, il mondo delle PMI ha bisogno di un intervento sussidiario governativo. Le famiglie imprenditrici da sole non possono sostenere un così vasto passaggio dall’era prettamente meccatronica all’epoca della digitalizzazione/sostenibilità.
Nel Piano di Bilancio presentato i giorni scorsi sono stati inseriti provvedimenti importanti ma non sufficienti. Giusto il rinnovo del sostegno alle attività di formazione, in particolare tecnica, il rifinanziamento della legge Sabatini e il taglio delle imposte a imprese e famiglie, ma ora occorre un passo in più.
Se vogliamo che le imprese possano mantenere e, si spera, incrementare la propria competitività a livello internazionale, è necessario dare il via a incentivi fiscali che premino quelle imprese che, accentando le sfide, decidono di investire in macchine e software che permettono una digitalizzazione che concorra all’abilitazione della sostenibilità.
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