Dovrebbe restare davvero poco, alla luce delle varie modifiche, del testo presentato lo scorso marzo dalla Commissione europea per il regolamento Net Zero Industry Act (Nzia), Industria net zero, con cui l’Europa intende realizzare in proprio entro il 2030 almeno il 40% delle tecnologie “pulite” usate nell’Ue. L’espressione “tecnologie strategiche” (eolico, solare, batterie ed elettrolizzatori) potrebbe, infatti, sparire dalla bozza del regolamento Ue che mira a promuovere le industrie chiamate a guidare la transizione verde in Europa ed è stato pensato in risposta all’Inflation Reduction Act, il programma di sovvenzioni per le tecnologie verdi degli Stati Uniti da 300 miliardi di dollari. A svelare il retroscena è Euractiv, spiegando che la relazione preparata dall’eurodeputato conservatore tedesco Christian Ehler, membro della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, elimina la distinzione tra tecnologie strategiche e non, su cui si basava la proposta da Bruxelles, e introdotto “Industry Valley” definite dagli Stati membri, che faranno da centri sviluppo delle nuove capacità industriali europee. Inoltre, ha escluso il nucleare, caro al francese Thierry Breton, commissario Ue al Mercato interno e principale artefice della proposta di regolamento.
Lo stesso Ehler nella relazione spiega che il Nzia «risponde all’urgente necessità di decarbonizzare l’industria europea», aiutandola a «far fronte alla crescente concorrenza su scala globale», d’altra parte la proposta della Commissione «non fornisce risposte complete». Per questo motivo, sono stati introdotti «miglioramenti radicali», nello specifico una «definizione semplificata delle tecnologie net zero» e «un ambito ampliato per comprendere l’intera catena di fornitura di tali tecnologie». Pertanto, la relazione suggerisce di fare riferimento al regolamento 2020/852 sulla tassonomia, che classifica le industrie in base al loro contributo agli obiettivi climatici dell’Ue, per «razionalizzare le definizioni» ed «evitare così la creazione di un elenco aggiuntivo». Ma il riferimento è al solo articolo 10(1) del regolamento 2020/852, che non include il nucleare.
INDUSTRIA NET ZERO: VIA “TECNOLOGIE STRATEGICHE”
La proposta di eliminare le tecnologie “strategiche” a zero emissioni dalla NZIA ha ottenuto il sostegno del francese Christophe Grudler, che però si dice «indeciso» riguardo la scelta della tassonomia come riferimento migliore. «Oggi mancano nella tassonomia i carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF), il nucleare e la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS)». Ma Tiemo Wölken, che conduce i negoziati per la commissione ambiente del Parlamento, vuole mantenere l’elenco nell’allegato ed eliminare le tecnologie “potenzialmente problematiche”, come il biogas e il biometano. «Poiché le nostre risorse amministrative e finanziarie sono limitate, dovremmo concentrarci solo su quelle tecnologie che sono già disponibili in commercio e che offrono il massimo rendimento nel presente», ha dichiarato il membro dei Socialisti e Democratici (S&D) della Germania. Inoltre, la Commissione europea sconsiglia di ampliare il campo di applicazione del regolamento. «Se estendiamo troppo il campo di applicazione e l’allegato, questo non consentirà di stabilire le priorità», ha affermato Stefano Soro, capo unità della Direzione Imprese e Industria della Commissione.
Il nucleare, comunque, è uno dei principali punti di conflitto nelle discussioni parlamentari. Se Wölken vuole eliminare i piccoli reattori modulari (SMR) dall’elenco, in quanto richiederanno troppo tempo per essere costruiti, i legislatori come Grudler chiedono un approccio «neutrale» alla tecnologia e di prendere in considerazione tutte le soluzioni disponibili. Come riportato da Euractiv, ha avvertito che in Parlamento ci sono abbastanza legislatori favorevoli al nucleare per bloccare l’adozione della legge, se necessario. Ma Wölken è anche prudente sulle tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), precisando che queste devono essere usate per mitigare le emissioni dei settori difficili da decarbonizzare, piuttosto che dare una via d’uscita all’industria del petrolio e del gas.
“PROPOSTA COMMISSIONE SENZA SOSTEGNO FINANZIARIO”
La relazione, però, stigmatizza la «mancanza di sostegno finanziario» della proposta della Commissione Ue, raccomandando perciò agli Stati membri di destinare il 25% delle entrate Ets alle azioni per l’industria net zero. L’Aie ha stimato che il mercato globale della produzione di tecnologie energetiche pulite raggiungerà al 2030 i 650 miliardi di dollari all’anno, quindi oltre tre volte l’attuale valore. Pertanto, per Ehler le ambizioni europee dovrebbero allinearsi a questa realtà, anche per «catturare una quota significativa del mercato mondiale». Una proposta sostenuta dalla maggior parte degli eurodeputati. «Per me la soluzione è il sistema ETS. Tassare le emissioni di carbonio per finanziare la decarbonizzazione mi sembra del tutto logico», ha dichiarato Grudler a Euractiv. Esther de Lange, del Partito Popolare Europeo (PPE) di centrodestra, si è detta d’accordo, spiegando che i finanziamenti potrebbero essere ricavati dalla vendita all’asta delle quote nell’ambito del sistema ETS. L’idea ha ottenuto anche il via libera dei Verdi, sebbene per il legislatore olandese Bas Eickhout probabilmente sarebbero necessari più fondi. Infine, riguardo le semplificazioni autorizzative, la relazione chiede entro il 2030 una riduzione degli oneri burocratici del 20% per l’industria in generale, del 40% per start-up e Pmi. Stessa percentuale è prevista per la riduzione dei tempi normativi per l’immissione di un nuovo prodotto sul mercato interno Ue.