“Il sistema industriale ha aumentato del 5% ogni anno la richiesta di manager dotati di competenze sempre più precise nel settore green, oltre che qualificati in materia di criteri ESG, un mercato che dal 2021 è cresciuto del 19%. Complessivamente, le aziende prese in esame hanno dichiarato di aver acquisito nel corso degli ultimi 3 anni: competenze manageriali (64%); competenze scientifiche (45%); competenze tecniche (73%). A tale riguardo, oltre il 50% delle grandi e medie imprese sta elaborando una strategia di trasformazione in funzione della sostenibilità, cercando professionisti in grado di comprendere tutti i processi aziendali, migliorando al contempo la pianificazione e la gestione”.
È il risultato degli studi svolti dall’associazione 4.Manager (un progetto di Confindustria e Federmanager) che ha sondato un panel di oltre 4.000 imprese. Con un dato uscito in evidenza: la maggior parte delle imprese, incluse quelle scarsamente orientate all’innovazione, è consapevole che solo la trasformazione sostenibile eviterà limiti operativi di accesso ai mercati e al credito, ed entro il 2030 le aziende non sostenibili rappresenteranno la parte residuale di un mercato nel quale beni e servizi sostenibili saranno la norma.
Sulla scorta dei dati usciti dall’osservatorio di 4.Manager, è stato varato a Venezia, dichiarata “Capitale mondiale della sostenibilità”, il progetto di Confindustria e Federmanager incentrato sulla figura strategica del Sustainability Manager, per rilevare il fabbisogno delle imprese di competenze manageriali specifiche, “evidenziando le skill di questa professionalità emergente e strutturando un percorso di formazione ad essa dedicato. L’azione punta anche a sensibilizzare territori e istituzioni sulla necessità di introdurre politiche di incentivazione a supporto delle imprese che si dotano di competenze manageriali nel campo”.
Dai dati raccolti su LinkedIn, nell’ultimo anno si osserva in Italia la costante richiesta e crescita di alcune qualifiche professionali dell’area sostenibilità, tra cui il ruolo di Responsabile sostenibilità (+52%), seguito dal ruolo di Sustainability Specialist (+43%) e dal ruolo di Consulente sostenibilità (+34%). Le tre città che registrano la più alta concentrazione di questi professionisti sono Milano, Roma e Torino. Tra il 2023 e il 2026, tanto le imprese quanto la Pa avranno necessità di circa 4 milioni di lavoratori con competenze green di alto e medio profilo. Evidente, a questo punto, la necessità di inserire in azienda di una figura professionale dotata di competenze trasversali in materia di ESG. E proprio per questo Confindustria, Federmanager e 4.Manager hanno individuato e profilato nel dettaglio le caratteristiche e le competenze delle figure manageriali per la sostenibilità emergenti: sustainability manager, environmental manager, social manager, governance manager.
“Per rendere la transizione una grande opportunità di sviluppo e innovazione, il fattore competenze svolge un ruolo fondamentale – ha detto Katia Da Ros, vicepresidente di Confindustria per ambiente, sostenibilità e cultura, in occasione della prima tappa veneziana -. Potenziare le competenze dedicate alla sostenibilità vuol dire anche agevolare lo sviluppo e l’inserimento di figure dedicate in azienda, come quella del sustainability manager, che possono rivestire un ruolo strategico per le imprese, anche in funzione dei criteri ESGs. La sostenibilità è l’unica dimensione possibile per continuare a crescere. Per questo siamo impegnati a supportare il nostro sistema in questo percorso – ha aggiunto Da Ros -, con l’obiettivo di potenziare le competenze e migliorare le strategie di comunicazione, e capitalizzare così gli sforzi compiuti finora per rendere e far percepire l’industria sempre più consapevole del valore di essere sostenibile. Per accompagnare le imprese in questo cambio di paradigma del fare impresa, dove il concetto di industria 4.0 – principalmente orientato all’innovazione – sta evolvendo verso una soluzione 5.0 e dove l’innovazione si fonde con le componenti della transizione sostenibile, è assolutamente necessario avviare un nuovo, ambizioso piano di politica industriale che valorizzi e incentivi gli investimenti dedicati alla transizione verde e sostenibile, includendo gli aspetti della formazione e delle competenze”.
“La crescita della domanda di competenze manageriali con green skill e di figure come il Sustainability Manager dimostra non solo che innovazione e sostenibilità sono intrinsecamente connesse ma soprattutto che la sostenibilità ha assunto un ruolo strategico per lo sviluppo del Paese, anche in risposta alle esigenze del mercato energetico e degli investimenti del Pnrr – ha commentato Stefano Cuzzilla, presidente 4.Manager e Federmanager -. Per questo è importante che le istituzioni sostengano, anche sotto forma di incentivazione, tutte le aziende che inseriranno al loro interno figure specializzate in temi di ESG che, grazie al loro know-how, saranno in grado di traghettare il nostro Paese verso un’economia della sostenibilità non solo ambientale ma anche economica e sociale”.
“La transizione ecologica può e deve essere una opportunità di crescita economica e di sviluppo dentro il solco della sostenibilità. Tuttavia, “il raggiungimento degli obiettivi green è possibile solamente governando nella maniera corretta il processo di transizione che stiamo vivendo, che deve sicuramente essere affrontato con le giuste tempistiche ma anche, e soprattutto, con strumenti adeguati”, ha aggiunto Vannia Gava, viceministro alla Transizione ecologica. “Negli ultimi anni il contesto in cui si sono mosse le imprese è profondamente mutato e, con esso, sono cambiati anche i bisogni e le richieste delle aziende, che si sono fatte via via più complesse e articolate – ha concluso Cristina Bombassei, presidente del Gruppo tecnico responsabilità sociale d’impresa di Confindustria, promotore dell’intero progetto -. In questo scenario, abbiamo una missione importante da svolgere: dobbiamo sensibilizzare le imprese sui mutamenti in corso e orientarle verso percorsi innovativi. Si tratta di sviluppare non solo competenze di tipo tecnico, ma anche, e soprattutto, di tipo gestionale e di networking, per poter interconnettere opportunamente tutte le realtà che si interfacciano con le logiche di sostenibilità, fornendo valore aggiunto al processo produttivo”.
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