I dati diffusi dal Centro Studi Confindustria non sono certo confortanti perché, di fatto, mettono in evidenza un quadro piuttosto complesso nel quale le imprese manifatturiere si trovano oggi ad operare.

Il settore delle macchine utensili, robot e automazione, rappresentato da Ucimu-Sistemi per produrre, appare in controtendenza rispetto a queste rilevazioni. Ma c’è un ma.



Dopo un 2021 decisamente strepitoso, in cui l’industria italiana di settore ha quasi completamente recuperato il terreno perso a causa dello scoppio della pandemia, il 2022 si presenta altrettanto favorevole, annunciandosi come l’anno dei record. Il trend di crescita porterà, infatti, tutti i principali indicatori economici di settore – produzione, export, consumo, consegne sul mercato interno – oltre i massimi storici registrati nel 2018.



D’altra parte, anche l’andamento degli ordini, che sono risultati in crescita in tutti e quattro i trimestri dell’anno appena passato, sono garanzia di un 2022 ricco di attività: moltissime delle aziende di settore a gennaio presentano già un portafoglio ordini che copre 10 mesi di produzione contro i 5 mesi tradizionali. Questa situazione è effetto della vivacità della domanda, specialmente quella interna, sostenuta dagli incentivi per gli investimenti 4.0.

Una situazione così non si era mai vista prima d’ora, ma le condizioni del contesto rischiano di compromettere i risultati delle aziende, che devono fare i conti con mancanza di componenti elettriche ed elettroniche, scarsità e impennata del costo delle materie prime ed energia.



Tra questi, l’impennata del costo dell’energia, salita alla ribalta in queste ultime settimane, desta particolare preoccupazione tra le imprese costruttrici di macchine utensili, robot e automazione, che certo non possono essere classificate come energivore al pari invece di altri settori direttamente esposti al fenomeno.

I detrattori potrebbero insinuare che si tratta del “solito pianto” delle imprese, mai sazie di ordini e lavoro. L’agitazione che si percepisce tra le schiere delle associate ad Ucimu spiega invece molto chiaramente l’effetto di un fenomeno che, se non gestito, creerà, in poco tempo, gravissimi problemi ai nostri paesi, primi fra tutti quelli di Vecchio Continente. In particolare, nel caso delle imprese della macchina utensile, il costo dell’energia ha impatti indiretti, ma non per questo meno importanti sull’attività delle imprese: a monte e a valle della filiera produttiva.

A monte, i produttori di acciaio – e di metalli in generale – riversano sui costruttori di macchine utensili, robot e automazione questi incrementi, che si concretizzano in aumenti vertiginosi dei costi delle loro forniture. Costi che le imprese di Ucimu non possono invece ribaltare sui loro clienti, in ragione del rapporto di non parità che esiste tra le parti. Le aziende del nostro settore sono infatti per lo più Pmi, i loro clienti sono invece spesso grandi gruppi operanti in settori “pesanti” del manifatturiero e, per questo, con un potere contrattuale decisamente più forte.

I contratti siglati al momento della raccolta dell’ordine, nell’anno appena passato, possono diventare molto poco vantaggiosi per i costruttori, che dovranno consegnare la macchina nel 2022, sostenendo così costi di produzione completamente differenti da quelli previsti solo qualche mese fa. Questo significa, in concreto, che i margini di utile per le imprese del settore si assottiglieranno notevolmente.

Se invece volgiamo lo sguardo a valle della filiera, possiamo osservare come moltissimi dei settori di sbocco della produzione di macchine utensili siano direttamente interessati dall’incremento del costo dell’energia. Molte aziende hanno sospeso la produzione, in attesa, e con la speranza, di una certa distensione. Molte altre, ci dicono le pagine di cronaca dei giornali, si trovano a dover chiudere l’attività. Questo significa, perdita dei posti di lavoro per quelle aziende, meno lavoro anche per le nostre – con le conseguenze che ne derivano – e buchi di filiera per il nostro sistema manifatturiero. Un danno immane, che non possiamo permetterci.

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