Le industrie delle armi negli Stati Uniti partecipano alla guerra in Ucraina su tutti e due i fronti, la vendita di componenti fondamentali per la costruzione di missili, droni e munizioni infatti non risulta sanzionata per quanto riguarda l’export verso la Russia, nonostante i continui rinnovi di Biden sulle restrizioni, e l’esercito di Mosca non può fare a meno della tecnologia Usa per potenziare le operazioni offensive.



Dopo una prima grande inchiesta che era stata avviata lo scorso giugno in merito ai proiettili che arrivavano in Russia mascherati da materiale per la caccia, ora una seconda indagine avviata dalla sezione affari investigativi del Senato, come pubblica il quotidiano The Washington Times,  avrebbe scoperto la complicità tra molte aziende statunitensi e la difesa russa per l’acquisto di ingenti quantitativi di armamenti e parti integranti di sistemi usati in guerra, che hanno contribuito sicuramente all’uccisione di civili in Ucraina.



Indagine Senato Usa, industrie tech hanno venduto componenti per armi all’esercito russo

Il senatore democratico Blumenthal, che ha guidato la relazione del settore investigativo in merito alla partecipazione delle industrie Usa nella guerra in Ucraina vendendo componenti alla Russia, ha dichiarato che l’esercito di Mosca fa affidamento anche sui prodotti tecnologici per la costruzione di armamenti offensivi. Per questo sono state avviate inchieste anche su aziende come Intel e Texas Instruments, colpevoli di aver continuato ad esportare software e chip in Russia, senza alcuna restrizione e soprattutto senza controllo sul possibile utilizzo nelle industrie militari.



Ora le Big Tech si dovranno difendere certificando tutti i passaggi avvenuti nelle vendite, per dimostrare che l’export verso paesi colpiti dalle sanzioni è stato inconsapevole. Soprattutto perchè, come dimostra l’indagine, i prodotti sarebbero passati attraverso paesi terzi che poi li avrebbero rivenduti alla Russia. Tra il 2021 e il 2022 infatti era stato registrato un aumento degli scambi commerciali di 1000 volte superiore al passato, verso Turchia, Finlandia, Armenia e Georgia.