Bergamo e Brescia aprono le porte a INEDITA, il nuovo festival teatrale-letterario promosso da Teatro de Gli Incamminati insieme a Pianura da Scoprire, Fondazione Castello di Padernello e Fondazione Provincia di Brescia Eventi. Gli appuntamenti previsti dal 19 maggio al 1° luglio ospiteranno le opere inedite che dodici autori esordienti, provenienti dalle principali scuole nazionali di scrittura creativa, hanno dedicato alla riscoperta di altrettanti castelli, ville e palazzi del territorio bresciano e bergamasco. A dar voce ai dodici racconti, una rosa di interpreti d’eccezione: Alessio Boni, Lella Costa, Giorgio Marchesi, Daniela Cristofori e Giacomo Poretti, Arianna Scommegna, Lorenzo Pasini ed Elio Biffi dei Pinguini Tattici Nucleari, Omar Pedrini e Alice Mangione di The Pozzolis Family.
Per comprendere meglio da dove nasce questa iniziativa abbiamo intervistato Luca Doninelli, scrittore, che insieme a Marco Balzano, Raul Montanari, Alessandro Baricco e Gianni Biondillo ha guidato il lavoro dei giovani scrittori.
INEDITA sorge e matura nello straordinario contesto di Bergamo Brescia capitale italiana della cultura 2023: una proposta avanzata al Governo spontaneamente dalle due città, che nel 2020 si sono unite nella volontà di costruire insieme un segno di speranza e ripartenza dopo la drammatica esperienza della pandemia. Come risponde il progetto artistico di INEDITA a questo bisogno di rinascita?
La pandemia ha prodotto, anche indirettamente, molti disastri. L’impatto sui giovani poi è stato devastante, come dimostra la crescita di patologie alimentari, stati ansiosi, panico, che hanno riempito gli studi di psichiatri e psicologi. Eppure mai come durante il lockdown abbiamo assistito alla necessità umanissima di attestare la propria esistenza. Ancora oggi mi piace guardare su YouTube quei video in cui le persone, ciascuno nel proprio riquadro, cantano o suonano, mettendo in primo piano la propria faccia, come per dire: io esisto, sono qui! Questa resistenza dell’umano è una cosa che mi dà tantissima speranza in questi tempi difficili. Anche noi del Teatro Oscar abbiamo cercato, perfino durante il lockdown, di seguire questa via così umilmente umana. INEDITA è l’ultimo in ordine di tempo dei progetti nati lungo questa via. La voglia di incontrare altre persone come noi ha prodotto quasi naturalmente una sinergia con il grande evento “Bergamo Brescia”, dove abbiamo trovato una grande disponibilità a condividere la nostra intuizione: quella di valorizzare luoghi storici di straordinaria importanza (e spesso snobbati in un Paese che ha quasi la metà del patrimonio artistico del pianeta) attraverso le voci di giovani autori disposti a rischiare le proprie qualità grazie alla voce di grandi attori e davanti a un pubblico “vero” (capace cioè di applaudire ma anche di fischiare). Tutti noi, dopo tanto dolore e in mezzo a tanto altro dolore, abbiamo bisogno di uscire dalla nostra comfort zone e di incontrarci, fare qualcosa insieme. E stare insieme vuol dire condividere tanto i punti in comune quanto le nostre diversità.
Nella prefazione alla pubblicazione che raccoglie i testi dei dodici autori, citi un aforisma di Wittgenstein: “Bisogna essere sempre pronti a imparare qualcosa di completamente nuovo”. In cosa consiste la novità assoluta di questo progetto?
Semplicemente, a nessuno era mai venuta in mente una cosa come questa. Le idee migliori nascono sempre dentro le circostanze concrete della vita: bisogna essere sempre pronti ad accogliere qualcosa che sta fuori dai nostri progetti e che può, imprevedibilmente, risolvere una situazione complessa. La scienza ha sempre fatto così; pensiamo alla nascita, quasi casuale, della meccanica quantistica. L’idea di creare una sinergia tra luoghi storici e voci nuove è nata dal bisogno naturale che il patrimonio artistico e culturale ha di rinnovarsi continuamente, di essere preso in carico dalle nuove generazioni, di diventare parte del loro modo di vivere e di pensare, che non è necessariamente uguale al nostro. Nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale e degli algoritmi quale significato può assumere un monumento del passato? Come verrà immaginata e realizzata la sua conservazione tra venti, cinquant’anni? INEDITA è anche un modo piacevole per cominciare ad affrontare questi temi in un’epoca in cui nulla (men che meno il futuro) può essere dato per scontato.
Da un altro punto di vista, INEDITA è anche figlio di un altro storico progetto promosso dal Teatro de gli Incamminati, il deSidera Bergamo Festival, di cui sei direttore artistico insieme a Gabriele Allevi e che proprio l’anno scorso ha festeggiato i suoi vent’anni di attività. Qual è il cuore di questa eredità?
La risposta, qui, è semplice: la curiosità. La voglia di conoscere cose nuove, di incontrare persone nuove, e soprattutto la necessità di non dare mai per scontato quello che crediamo di sapere. Il teatro è uno degli strumenti umanamente più belli e completi per educarci a questa apertura. Artisti, imprenditori, tecnici, contabili, organizzatori – gente insomma diversa, anche dal punto di vista temperamentale – si mette insieme per realizzare un’unica cosa che possa aiutare gli altri a pensare non mediante ragionamenti ma mediante la bellezza.
Per gli scrittori emergenti che avete selezionato, questa rassegna è una vetrina, ma anche e soprattutto una sfida, un banco di prova senza pari dove possono confrontarsi con grandi interpreti della scena italiana. Che augurio vorresti rivolgere a questi giovani autori?
Di non avere paura. Sono tutti bravi. Hanno già avuto dei maestri: Baricco, Biondillo, Balzano, Montanari, e anche il sottoscritto. Adesso si tratta di mettere in gioco i doni ricevuti davanti a un pubblico vero, pronto ad abbracciarti ma anche, come detto, a fischiarti. È tutta salute. Il mondo letterario (come tutti i mondi) tende a diventare, oggi più che mai, una specie di bolla, di realtà autosufficiente. Tanti anni fa non era così: lo scrittore (pensiamo a Moravia, a Calvino) era una figura riconosciuta da tutta la società. Oggi uno scrittore può firmare articoli sulla prima pagina del Corriere e rimanere, ciò nonostante, uno sconosciuto. La nostra epoca fatica a produrre figure autorevoli, in tutti i campi. Ma è assai difficile diventare autorevoli esclusivamente per meriti propri: è necessario che qualcuno scommetta su di noi. INEDITA vuole, nella piccola parte che gli tocca, contribuire in questo senso. Quindi – anche a nome dei miei amici scrittori – auguro a questi giovani di non avere paura: qualcuno sta scommettendo su di loro.
(Marco Bizzarri)
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