Federica Grosso, responsabile della struttura Mesotelioma e tumori rari all’ospedale Santi Antonio e Biagio di Alessandria, in un’intervista rilasciata a La Stampa si scaglia contro la serie tv Doc, trasmessa dalla Rai. Parlando della malattia per la quale la dottoressa è specializzata, la serie tv con protagonista Luca Argentero ha parlato di cure sperimentali, guarigioni e recidive “con molte inesattezze”, secondo l’esperta. “L’ho sempre amata ma quest’anno dopo la seconda puntata, così spiazzante, ho smesso di guardarla. È stato allucinante sentire quelle cose, ho spento la tv. Non si può dire che di mesotelioma si guarisce” racconta.



Come spiega Grosso, “l’aggressività della patologia dipende molto di più dall’istologia: li classifichiamo in epitelioide, sarcomatoide e bifasico. Poi si cita una cura sperimentale negli Stati Uniti che fa guarire la paziente. Se il presente, in un immediato post Covid, è ambientato nel 2022, quella diagnosi risalirebbe al 2010, quando non esisteva nessuna cura sperimentale capace di guarire negli Usa perché non esiste nemmeno oggi”. Al contrario di quanto affermato nella serie Doc, “dal mesotelioma purtroppo non si guarisce. Ai miei pazienti dico sempre che possiamo curarlo e fino a vent’anni fa era impensabile: oggi vivono più a lungo e meglio grazie alle terapie“.



Dott. Grosso: “Vogliamo chiedere un approfondimento alla Rai”

Le cure sperimentali per il mesotelioma “ce ne sono in Italia non diversamente che all’estero perché tutti noi, che ci occupiamo di questa patologia nel mondo, lavoriamo in rete e in stretto collegamento, ma nessuna cura sperimentale è al momento risolutiva. Così si danno illusioni ai pazienti” spiega la dottoressa Federica Grosso a La Stampa. Un’altra inesattezza riguarda il discorso recidiva, affrontato in maniera non corretta dalla serie Rai Doc: “Sono rari i casi di convivenza con la malattia dopo un decennio. In genere ci si convive con controlli e terapie continui. Tra l’altro, al momento della recidiva si dice anche che non si può più fare la prima terapia. Falso: quando dopo molto tempo la malattia progredisce, per prima cosa rifacciamo proprio il trattamento che ha già funzionato”.



Come spiega l’oncologa “l’immunoterapia è stata approvata dall’Aifa nel 2022 dopo l’ok dagli Usa nel 2020, ma è registrata solo per i casi più aggressivi, gli unici per cui viene rimborsata, pari al 25% del totale. Tutti gli altri casi possono solo fare la chemioterapia. E l’Italia è uno dei pochi Paesi nel mondo che ha limitato la rimborsabilità”. Del mesotelioma, secondo Grosso, bisogna parlare “con parole corrette e comunicando i progressi sulla qualità della vita. Per questo insieme all’associazione pazienti Tutor vorremmo chiedere un approfondimento alla Rai. Resta comunque positivo portare alla luce il tema, sempre più attuale. Il picco di casi sarà nel 2025 ma la curva non scenderà velocemente. Si parla di un lento declino fino al 2040 con 25 mila nuove diagnosi attese“.

Landolfi: “Inesattezze nella serie sono normali”

A replicare alle parole della dottoressa Grosso, sempre sulle pagine de La Stampa, è Raffaele Landolfi, professore ordinario di Medicina interna presso il Gemelli e supervisore scientifico della serie Doc. “Nessuno dà speranze di guarigione dal mesotelioma in Doc: non mi sarebbe mai venuta in mente una cosa del genere. Il mio ruolo è proprio quello di non dare false speranze ai malati”. In quanto serie tv, però, Doc ha alcune imprecisioni e lo sottolinea proprio Landolfi: “Se si guarda al microscopio la serie, le imprecisioni sono molteplici, a cominciare dai tempi diagnostici e dalle guarigioni repentine. Sono esigenze televisive, così come le caratteristiche delle malattie che per la maggior parte sono sempre rare”.