Le centinaia di morti e i casi di sfruttamento hanno spesso acceso il dibattito intorno ai Mondiali di Qatar 2022. In particolare, spesso i migranti hanno perso la vita nel corso della costruzione di stadi e impianti. E le ultime dichiarazioni di Gianni Infantino hanno sollevato un polverone…
Il presidente della FIFA è intervenuto durante la conferenza globale del Milken Institute di Los Angeles e si è soffermato sul ruolo della Federcalcio mondiale, in particolare sul sostegno alle famiglie dei lavoratori morti nel Paese asiatico. “Non dimentichiamo una cosa”, ha esordito Gianni Infantino: “Stiamo parlando di lavoro, anche un duro lavoro. L’America è un paese fondato sull’immigrazione e anche i miei genitori sono emigrati dall’Italia alla Svizzera. Quando dai lavoro a qualcuno, anche in condizioni difficili, gli dai dignità e orgoglio. Non è carità. Tu non fai beneficenza. Non dai qualcosa a qualcuno e dici: ‘Resta dove sei. Ti do qualcosa e mi sento bene’”.
GIANNI INFANTINO NELLA BUFERA
Nel corso del suo intervento, Gianni Infantino ha sottolineato che aver costruito gli stadi dove si disputeranno i Mondiali è una questione di orgoglio, soprattutto per aver potuto “cambiare le condizioni di questi 1,5 milioni di persone”: “Questo è qualcosa che rende orgogliosi anche noi”. Ricordiamo che secondo alcune inchieste sarebbero morte oltre 6.500 persone, soprattutto migranti, nel corso dei lavori in vista dei Mondiali. Su questo punto, Gianni Infantino ha affermato che la FIFA non è la polizia del mondo e non può essere responsabile di tutto ciò che accade nel mondo: “Ma grazie alla FIFA e grazie al calcio siamo stati in grado di affrontare lo stato di tutti gli 1,5 milioni di lavoratori che lavorano in Qatar”. E anzi, Infantino si è scagliato contro le polemiche create dalla stampa e dalle associazioni, ree di “aver oscurato la preparazione” dell’evento.