Dopo un infarto, le donne stanno molto peggio rispetto agli uomini. Non solo la loro salute risulta peggiore dopo questo evento, ma hanno anche maggiori probabilità di morire in seguito all’infarto. Sono le conclusioni emerse nel corso del congresso di cardiologi che si è tenuto a Praga, grazie a uno studio a cura di Mariana Martinho di Almada. Si tratta in realtà di un fatto noto in letteratura da oltre trent’anni, ma sul quale non si è ancora intervenuto e di cui si cerca ancora di comprendere le cause.
Secondo lo studio, 30 giorni dopo l’infarto, l’11,8% delle donne erano morte – rispetto al 4,6% degli uomini. Cinque anni dopo l’infarto, il 32,1% delle donne erano decedute contro il 16,9% degli uomini. “Rispetto agli uomini, le donne hanno maggior rischio di morire a breve e a lungo termine” denuncia lo studio. Il Süddeutsche Zeitung riporta le parole di Vera Regitz-Zagrosek, fino al 2019 titolare della cattedra per la ricerca sulla salute con particolare attenzione alle malattie cardiovascolari nelle donne presso la Charité, che punta il dito contro “il nostro panorama universitario, dominato dagli uomini. La ricerca universitaria e l’industria farmaceutica non si sono ancora resi conto, o non vogliono rendersene conto, che le donne e gli uomini sono biologicamente diversi e richiedono strategie specifiche per entrambi i sessi”. Sottolineando come “le cause e i meccanismi dell’infarto sono in parte diversi nelle donne rispetto agli uomini, sono meno facilmente riconoscibili e diagnosticabili e ci sono meno terapie specifiche”.
Infarto, le donne hanno più probabilità di morire: “diagnosi in ritardo perché…”
L’infarto uccide più le donne rispetto agli uomini, anche nel lungo periodo. Stefanie Joos dell’Istituto di Medicina Generale e Interprofessionale dell’Ospedale Universitario di Tubinga, afferma al Süddeutsche Zeitung che “le donne spesso riferiscono altri sintomi, meno ‘classici’ o meno pronunciati” quali mal di schiena, stanchezza vaga o dolore nella parte superiore dell’addome. I sintomi degli uomini invece, considerati più comuni e quindi riconosciuti con maggiore rapidità, sono spesso fitte al petto e dolore che si irradia alla spalla sinistra o al mento. “Nelle donne, spesso si sospettano cause per altri disturbi, come ansia, depressione o problemi gastrointestinali, il che ritarda la diagnosi di un infarto”.
Per esempio, lo studio mostra come nelle donne anziane il senso di pudore impedisca loro di chiedere aiuto rapidamente. La scienza però già da tempo ha dimostrato che per ogni minuto di mancato intervento in caso di infarto, il cervello perde il 10% delle sue funzioni. Queste differenze innegabili hanno portato gli studiosi a domandare che ogni studio comprenda sottogruppi tanto di uomini quanto di donne. Perché, come conclude l’esperta Regitz-Zagrosek, “il reclutamento di pazienti di sesso femminile per gli studi è spesso più lungo di quello dei pazienti. In definitiva, i decorsi sfavorevoli delle donne sono i più costosi, sia umanamente che finanziariamente. Ma non sono a spese di coloro che sviluppano le terapie”.