Un nuovo caso di infermiere killer ci giunge dalla Germania. Niels Hogel, 40enne, è stato condannato a due ergastoli dai tribunali tedeschi per aver ucciso due pazienti, e aver partecipato all’assassinio di altri quattro. Ma il caso sembrerebbe molto più esteso visto che lo stesso Hogel avrebbe ammesso di aver ammazzato ben 43 pazienti, e non ha escluso di averlo fatto con altri 53, mentre per gli inquirenti le vittime potrebbero essere addirittura 300. Dopo la terribile vicenda di Waltraud Wagner, l’infermiera di Vienna che era stata condannata per 49 omicidi, considerata “l’angelo della morte” più efferato della storia, un nuovo caso sconvolge l’opinione pubblica. Gli angeli della morte sono dei seriali killer purtroppo molto diffusi che agiscono nei luoghi appunto di morte, come ad esempio gli ospedali, le cliniche e le case di riposo. Possono operare nel buio, dove l’omicidio è facilmente occultabile, e sono di solito persone che vogliono provare l’ebbrezza di essere onnipotenti, di poter controllare la vita di poveri ignari. Secondo quanto emerso fino ad ora, Hogel avrebbe agito fra il ’99 e il 2005, prima in una clinica vicino a Brema e poi a Delmenhorst.



INFERMIERE KILLER IN GERMANIA “HA UCCISO 300 PAZIENTI”

A far terminare la sua carriera da infermiere e nel contempo di un omicida, un collega, che scoprì Hogel mentre stava somministrando un cocktail di farmaci letale ad un paziente ignaro. Hogel venne incarcerato e condannato per 7 anni e mezzo con l’accusa di tentato omicidio, ma le indagini fecero emergere un quadro da brividi, portando alla luce tutta una serie di decessi sospetti, riconducibili allo stesso infermerie. Christian Marbach, il nipote di una delle vittime dell’angelo della morte, si domanda: «Se è possibile che per 15 anni più di 300 morti vengano nascosti sotto il tappeto, cos’è ancora possibile in Germania?». Gravi le accuse invece di Frank Lautermann, l’unico collega che ha testimoniato contro l’infermiere killer: «Högel è stato di fatto protetto da una cultura che porta a voltarsi dall’altra parte e tenere bassa la testa».

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