Caro Direttore,

il clima – sia meteorologico che sociale – di questi giorni qui a Rangoon mi sollecita ricordi. Un amico mi raccontò che i primi missionari europei, con i metodi di quei tempi, pensando di incutere timore ai primi cristiani che si comportavano male, parlavano dell’inferno (del fuoco eterno e del caldo insopportabile che vi regnava) ma si sentivano rispondere: “Padre, ma più caldo di quello che fa qui in Birmania d’estate… è impossibile. Noi non abbiamo paura del caldo che farà all’inferno!”. Fu così che i missionari cambiarono metodo: ne guadagnarono in umanità.



Ma una cosa è vera: il caldo qui d’estate è veramente infernale. Ma sono certo che, per descrivere l’inferno, quei missionari – se oggi fossero qui – non avrebbero che da dire: “Guardate cosa accade quando l’uomo dimentica Dio: prevale solo il potere e la violenza. Questo è l’inferno: la disumanità eretta a sistema.” Il che, detto da un cattolico tiepido come me, assume valore. Quasi una conversione.



La situazione sanitaria è allo sfascio: il sistema era già precario, ora è totalmente saltato. Non esiste più. Sono rimasti gli edifici, un po’ di personale senza mezzi e farmaci, qualche vecchio macchinario ma nient’altro. Tutto questo non solo per gli scioperi ma per una disorganizzazione totale.

Il Covid imperversa. Finora aveva avuto un impatto limitato ma la variante indiana miete vittime a tutto spiano. Uno stato che vuole controllare tutto alla fine non è in grado di fornire nulla. L’ultima chicca è che ora il governo vuole controllare anche le ricariche delle bombole di ossigeno, decretando che non possono più essere vendute ai singoli cittadini, con il risultato che non se ne trova più e la gente muore come le mosche. Le ambulanze – per chi può – girano da un ospedale all’altro, sperando di trovare un letto libero. Inutilmente. Vengono tutte respinte. Si sospetta che questa strategia, oltre a consentire di fornire solo gli ospedali militari, sia funzionale ad accrescere un clima di prostrazione.



I farmaci, anche quelli basici, sono introvabili. I crematori sono straripanti. I morti si bruciano dove capita. Nelle strade, sulle rive dell’Irrawady.  E’ uno spettacolo spettrale. Ormai siamo alla selezione darwiniana o – se vogliamo – nelle mani della Provvidenza. Lei – la Provvidenza – resiste ancora e incredibilmente c’è: è fatta da una solidarietà umana di gente semplice di ogni religione che si aiuta. E’ commovente: si condivide quello che si ha, giorno dopo giorno. Il mio vicino è stato visitato dalle suore: non gli hanno portato niente. Perché non hanno niente. Ma si sperimenta la “carezza del Nazareno”. Io non posso che dire “Bravi!” a tutti – laici e religiosi – per quanto fanno senza risparmiarsi per sostenere la protesta e per assistere i malati e i poveri. A rischio della vita e non per modo di dire. Potrei citare centinaia di persone, fatti, gesti piccoli e grandi.

Questo accade a Rangoon, Mandalay e in tutto il paese. Le scene della peste a Milano, raccontate da Manzoni, si rivedono oggi, qui. Ma, forse, per raccontare questa follia sarebbe – per certi versi – più adeguato citare il film Apocalipse Now, solo che qui è un intero paese con 60 milioni di persone ad essere vittima della disumanità/follia eretta a sistema, non un’enclave della giungla cambogiana.

Ad ogni buon conto, il vaccino cinese, fornito prioritariamente ai militari e loro famigliari, non funziona. Muoiono per Covid anche i militari. Pur in clima di terrore, fioriscono le barzellette in stile “british” sui vaccini cinesi e i militari che li hanno comprati e usati. Te le puoi immaginare. Almeno hanno il potere di far nascere un sorriso.

Ma al di là di questi elementi di colore – raccontati per alleviare la drammaticità del momento – ci sono 3 aspetti da evidenziare: milioni di persone moriranno perché il Sinovax non funziona (tutti i paesi del sud est asiatico usano questo pseudovaccino cinese), milioni di dollari sono stati spesi da paesi già poveri per acquistare dalla Cina un farmaco che non funziona, la superficialità e l’approssimazione con cui i cinesi immettono sul mercato i loro prodotti è gravissima. Questo finché è limitato a prodotti di uso comune, può essere ricondotto a politiche commerciali ma quando attiene alle vite delle persone è gravissimo. E getta nuovamente più di un dubbio sulla genesi di questo virus. Ma nessuno dice niente.

Un lettore dal Myanmar