Siamo alle fine di marzo e come accade ogni volta alla fine del mese l’Istat ha comunicato la stima provvisoria sull’andamento dei prezzi al consumo, confermando ciò di cui gli italiani si erano già resi conto facendo la spesa. Infatti, da ormai nove mesi a questa parte il livello dei prezzi è in una fase di sensibile crescita e il tasso tendenziale d’inflazione, che confronta l’ultimo dato con quello dello stesso mese del 2021, mostra un’ulteriore accelerazione che lo porta al 6,7%, un punto esatto in più rispetto a quello del mese di febbraio. Un dato simile non si registrava dal luglio 1991, un periodo in cui l’inflazione era ancora un problema rilevante per il nostro sistema economico.
Rispetto al mese precedente i prezzi risultano aumentati dell’1,2%, mentre nel marzo 2021 erano si erano accresciuti solo dello 0,2%. È questa differenza a spiegare la crescita di un punto percentuale nel tasso tendenziale. Ancora una volta sono i prezzi dei beni energetici a fare da traino al fenomeno, questa volta in particolare gli energetici con prezzo non regolamentato, che passano dal +31,3% tendenziale di febbraio al +38,7% di marzo. Gli energetici regolamentati non hanno visto ulteriori accelerazioni, ma sono quasi raddoppiati nei dodici mesi e conservano il loro valore record di +94,6% già raggiunto lo scorso febbraio. Sono numeri da iperinflazione, per fortuna circoscritti a questo comparto così problematico in quanto sottoposto a tutte le possibili tensioni geopolitiche internazionali. Mettendo assieme sia i regolamentati che i non vediamo che il complesso degli energetici registra nel mese un +52,9% rispetto al + 45,9% di febbraio. Possiamo dunque immaginare l’effetto di questi incrementi sulla capacità di spesa delle famiglie, finanziata da retribuzioni e redditi da tempo stagnanti.
Al di fuori dell’energia tutti gli altri comparti conservano per fortuna tassi annui di incremento a una sola cifra, ma tutti quanti hanno valori in crescita. Esaminiamoli rapidamente:
– Dopo i due gruppi dei prodotti energetici, il terzo e quarto posto sono stabilmente occupati dai beni alimentari: gli agroalimentari, dunque beni non lavorati, salgono al +8,0% dal +6,9% di febbraio. mentre gli alimentari industriali, dunque beni lavorati, dal +3,1% al +4,0%. Notare che sia gli energetici che gli alimentari fanno parte del paniere di acquisti a frequenza ripetuta, non rappresentando voci il cui acquisto possa essere differito nel tempo in caso di difficoltà economiche.
– Gli altri beni, dunque non alimentari né energetici, sono meno dinamici, ma anch’essi si caratterizzano per tassi in crescita: quelli durevoli salgono da +1,2% a +1,9%, i semidurevoli da +1,0% a 1,4%, i non durevoli, dunque soggetti ad acquisti abituali, da +1,0% a +1,3%.
– Infine i servizi, i quali all’epoca dei fenomeni inflattivi degli anni ’80 risultavano la categoria più problematica, ora rappresentano anch’essi un freno all’inflazione generale, con un tendenziale fermo in marzo al +1,8% già registrato in febbraio. Al loro interno i più dinamici sono i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona con un +3,3%, seguiti dai servizi vari (+1,3%) e dai servizi per l’abitazione (+1,2%). Fanalini di coda e con tassi in diminuzione i servizi di trasporto (+1,0% rispetto a 12 mesi prima) e i servizi di comunicazione, unica categoria in grado di registrare prezzi più bassi di un anno fa (-0,2%).
Ritornando a considerazioni di carattere generale la cosiddetta ‘”inflazione di fondo”, che esclude le due componenti più volatili degli energetici e degli alimentari freschi, è salita dal +1,7% di febbraio al +2,0% di marzo. Infine, l’inflazione già acquisita per il 2022, quella che si avrebbe in media d’anno se i prezzi restassero fermo sui livelli di marzo per tutti i restanti nove mesi dell’anno, è pari al +5,3% per l’indice generale dei prezzi al consumo e al +1,6% per la componente di fondo.
Il mese di aprile dovrebbe andare un po’ meglio di marzo perché l’Autorità di regolazione dell’energia, l’Arera, ha appena annunciato un taglio dei prezzi da essa regolati del gas e dell’energia elettrica di pochi decimi superiore al 10% che avrà efficacia per tutto il secondo semestre.
Grafico 1 – Inflazione al consumo (Tassi di variaz. % marzo 2022 rispetto a marzo 2021)
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