Dopo il temporaneo arresto nel mese di aprile, l’inflazione ha ripreso in maggio in maniera decisa il suo cammino di rientro. Infatti, secondo le stime preliminari rese note dall’Istat, nel mese che si è appena concluso l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), che a differenza dell’indice armonizzato a livello europeo (IPCA) include i tabacchi, ha registrato un aumento contenuto, pari allo 0,3% su base mensile, che ha fatto abbassare il tasso tendenziale, calcolato sugli ultimi dodici mesi, al 7,6% dall’ 8,2% del mese precedente. È stato dunque eliminato il gradino al rialzo che si era manifestato, creando un pò di apprensione, nel mese precedente.
Ancora una volta la riduzione appare fortemente influenzata dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici, in particolare della componente non regolamentata che è risultata in calo su base congiunturale dell’1,4% e con un tendenziale in discesa al 20,5% dal 26,5% del mese precedente. Anche gli energetici regolamentati sono diminuiti, ma di meno, dello 0,4% e anche in questo caso il loro tendenziale si è ridotto, tuttavia da una valore precedente che era già ampiamente negativo. Esso è infatti passato dal -26,7% su base annua di aprile al -27% di maggio.
In sostanza, rispetto a dodici mesi fa, gli energetici a prezzo regolamentato costano ai consumatori oltre un quarto in meno mentre gli energetici a prezzo libero, che nel paniere dei consumi pesano più del quadruplo, costano ancora oltre un quarto in più. Quando li mettiamo assieme prevalgono ovviamente gli energetici liberi, il cui prezzo un anno fa beneficiava dello sconto accise, e osserviamo in conseguenza una riduzione congiunturale dell’aggregato pari all’1,3% e un tendenziale in riduzione all’11,9% dal 16,7% del mese precedente. In sostanza ci stiamo avvicinando velocemente nel comparto a un’inflazione a una sola cifra, obiettivo che potrebbe già essere conseguito nel mese di giugno.
Ma come stanno andando i prezzi negli altri settori? Conviene esaminarli a partire dai più problematici per poi passare a quelli più tranquilli. Dopo l’energia, che pesa per l’11% dei consumi delle famiglie, la seconda area più problematica è stata nei mesi scorsi quella dei beni alimentari, il cui peso nel paniere è di un 18% ulteriore. In particolare:
1) Gli alimentari, soggetti ad acquisto ad alta frequenza da parte delle famiglie, registrano nel loro insieme un tendenziale elevato, l’11,6%, tuttavia in diminuzione dal mese precedente (era in aprile l’11,8%) in conseguenza del fatto che l’aumento di questo mese è stato dello 1,0%, mentre a maggio 2022 fu dell’1,2%.
2) Il tendenziale è dunque ancora a due cifre e simile a quello dei beni energetici, tuttavia per gli alimentari lavorati si è ridotto al 13,4% dal 14% di aprile, mentre per gli alimentari non lavorati si è accresciuto all’8,9% dall’8,4 del mese precedente.
3) I beni industriali, esclusi gli energetici e gli alimentari, che pesano per il 27% nel paniere dei consumi delle famiglie, sono cresciuti nel mese dello 0,2% contro lo 0,3% di maggio 2022 e pertanto il loro tendenziale su base annua è diminuito al 5,1% dal 5,3 del mese precedente. Si tratta di valori molto al di sotto del dato medio generale del periodo.
4) Infine i servizi, che pesano per il 42% nel paniere dei consumi delle famiglie, sono cresciuti nel mese dello 0,5%, due decimali in meno rispetto a maggio 2022. In conseguenza la loro crescita annua è risultata in riduzione al 4,6% dal 4,8 nel mese precedente, un dato anch’esso molto al di sotto di quello relativo a tutti i prezzi al consumo.
Sommando beni non energetici e servizi possiamo dire che per oltre il 70% del paniere dei consumi l’inflazione è sotto al 5%, un dato inferiore alla metà di quello relativo al restante 30% del paniere. Invece l’inflazione di fondo, che esclude gli energetici e gli alimentari non lavorati, si è attestata al 6,1%, scendendo di un decimale rispetto a maggio. È infine proseguito il rallentamento della crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”, che tuttavia a maggio si è attestata ancora all’11,3%, un valore decisamente problematico per il potere d’acquisto delle famiglie, in particolare di quelle più povere.
Per i prossimi mesi la previsione è di un proseguimento del percorso di rientro dell’inflazione, una volta accantonata la causa che aveva determinato l’esplosione del problema, ovvero la crisi degli approvvigionamenti energetici a causa della dipendenza dalle forniture russe, ormai risolta con la sostituzione quasi totalitaria attraverso la fornitura da altri Paesi.
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