In base ai dati provvisori del mese di giugno, appena resi noti dall’Istat, la corsa dell’inflazione sta proseguendo secondo sentieri di crescita che non si vedevano dagli anni ’80. Dopo il 6% tendenziale dello scorso aprile, il tasso di crescita calcolato sui 12 mesi precedenti era salito al 6,8% in maggio e ora si attesta su un 8% tondo, un numero che non si manifestava sullo scenario economico italiano dall’inizio del 1986.



Tuttavia, all’epoca il percorso era di riduzione e non di crescita del fenomeno inflattivo e i salari erano ancora protetti, seppur solo in parte, dall’indicizzazione automatica della scala mobile. Quel meccanismo, da un lato, alimentava la spirale prezzi-salari, ma, dall’altro, proteggeva i bilanci familiari da cadute troppo brusche del potere d’acquisto, come si verifica invece nel caso attuale.



Sulle cause di quanto sta avvenendo occorre ripetere quanto già ricordato il mese scorso: gli elevati aumenti dei prezzi dei beni energetici, avviati nella seconda metà dello scorso anno e accentuati nella prima parte dell’anno in corso in parallelo con la crisi geopolitica russo-ucraina, hanno proseguito il loro effetto di traino propagandosi sempre più attraverso costi di produzione crescenti sugli altri comparti merceologici. I beni energetici non interessano, infatti, solo i consumatori finali, ma sono anche un essenziale bene intermedio nei processi produttivi industriali, nella trasformazione dei beni agroalimentari, nei trasporti e nell’intermediazione commerciale.



I principali dati resi noti dall’Istat sulla dinamica dei prezzi sono i seguenti:

Secondo le stime preliminari dell’Istat in giugno l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale (NIC), che include i tabacchi, ha registrato un aumento dell’1,2% sul mese di maggio (contro un aumento dello 0,9% nel mese precedente).

– Poiché nel mese di giugno 2021 la variazione mensile dell’indice fu solo dello 0,1%, l’ incremento ora avvenuto ha portato il tasso tendenziale all’8,0% dal 6,8% di maggio. Esattamente un anno fa, a fine giugno 2021, il tendenziale era ancora all’1,3%. Da allora si è moltiplicato per più di sei volte. – Il tasso tendenziale relativo al cosiddetto carrello della spesa, l’insieme degli acquisti a elevata frequenza delle famiglie, si è portato all’8,3%, un dato che non veniva battuto dal lontano gennaio 1986, quando fu dell’8,6%.

L’inflazione di fondo, che è calcolata al netto delle componenti più ballerine dei beni energetici e degli alimentari freschi, è passata dal 2,4% di aprile al 3,2% di maggio e al 3,8% di giugno.

L’inflazione acquisita per il 2022, dunque il dato medio annuo che si avrebbe se l’indice dei prezzi restasse fermo sul livello di giugno per tutta la seconda metà dell’anno, è pari al 6,4% per l’indice generale dei prezzi e al +2,9% per la componente di fondo.

Anche l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), che si utilizza per i confronti nell’area Euro in quanto costruito con metodologia uniforme per tutti i Paesi, ha registrato un aumento mensile dell’1,2%, ma con dato annuo dell’8,5%, dunque mezzo punto in più rispetto all’indice italiano NIC.

– Questo dato è simile a quello dell’Euro Area, reso noto dall’Eurostat e pari all’8,6%. Al suo interno alcuni Paesi stanno già registrando un’inflazione a doppia cifra (Grecia con +12% su base annua, Belgio 10,5%, Spagna 10%) o comunque superiore al 9% (Olanda, Irlanda e Portogallo). Sono invece pochissimi quelli con un tasso inferiore alla media: Germania 8,2%, in calo peraltro; Finlandia 8,1% e Francia solo 6,5%.

Grafico 1 – Prezzi al consumo in Europa (Tassi di variazione % sullo stesso mese dell’anno precedente)

Osservando invece l’inflazione italiana in maniera più disaggregata troviamo conferma come siano ancora una volta i prezzi dei beni energetici ad aver trainato il dato complessivo. Il loro tendenziale è stato in maggio del 42,6%, mentre in giugno è salito al 48,7%, derivante da un tendenziale del 64,3% per gli energetici regolamentati (stabile rispetto al mese precedente dato che il loro prezzo viene rivisto ogni trimestre) e del 39,9% per gli energetici liberi (in rialzo di sette punti percentuali rispetto al mese precedente).

Al di fuori dell’energia gli altri comparti conservano tassi annui di crescita ancora a una sola cifra, ma tutti con valori in aumento, segno che l’inflazione energetica sta proseguendo nel diffondere i suoi effetti:

Gli alimentari vedono il loro tendenziale in crescita di un punto, dal 7,1% all’8,8%, con gli alimentari lavorati all’8,2% dal 6,6% precedente  e i non lavorati al 9,6% dal 7,9% precedente.

– Gli altri beni, dunque non alimentari né energetici, sono meno dinamici, ma anch’essi si caratterizzano per tassi in crescita:  quelli durevoli salgono dal 2,6% al 2,9%, i non durevoli dal 2,3% al 2,9%, infine i semidurevoli dall’1,8% al 2%; nel loro insieme gli altri beni salgono al 2,6% dal 2,3% precedente.

– Infine i servizi salgono al 3,4% dopo il 3,1% di maggio.

Non vi è dubbio come queste tendenze siano destinate a proseguire anche nei prossimi mesi e che un segnale positivo sarebbe indubbiamente dato dalla loro decelerazione.

Grafico 2 – Prezzi al consumo in Italia (Tassi di variazione % sullo stesso mese dell’anno precedente)

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