L’attenuazione delle tensioni sui prezzi dei beni energetici ha fatto abbassare l’inflazione che nel mese di febbraio 2023 è calata dal 10% al 9,2%. Tuttavia i prezzi nel carrello della spesa sono aumentati del 13%.

Inflazione 2023: le cause dell’aumento di febbraio

I beni il cui trend è al rialzo sono quelli alimentari, lavorati e non lavorati, i beni dei tabacchi e dei servizi. Il rialzo ha già determinato un aumento del 6,4% della componente di fondo del carrello della spesa che sale in un solo mese del 13%, dopo il primo rallentamento di gennaio.



I beni il cui trend è al rialzo sono quelli alimentari, lavorati e non lavorati, i beni dei tabacchi e dei servizi. Il rialzo ha già determinato un aumento del 6,4% della componente di fondo del carrello della spesa che sale in un solo mese del 13%, dopo il primo rallentamento di gennaio.

Il tasso d’inflazione è comunque diminuito per il trend al ribasso dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da -12% a -16,7%) e alla decelerazione di quelli degli Energetici non regolamentati (da +59,3% a +40,8%).
L’inflazione di fondo invece aumenta da +6,0% di gennaio a +6,4%, quella al netto dei soli beni energetici va invece da +6,2% a +6,5%.



Gli effetti sono stati compensati in parte dall’accelerazione dei prezzi degli Alimentari lavorati (da +14,9% a +16,2%), mentre i non lavorati vanno da +8% a +8,4%. I Tabacchi raggiungono il +1,8%, dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona che vanno da +5,5% a +6,1% e dei Servizi relativi ai trasporti che salgono da +5,9% a +6,3%.

La crescita su base annua dei prezzi dei beni diminuisce passando da un +14,1% a +12,5%, mentre al contrario si accentua quella relativa ai servizi che va da +4,2% a un +4,4%, portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -8,1 punti percentuali, da -9,9 di gennaio.



Inflazione 2023: l’andamento dei generi alimentari

Aumentano anche i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona da +12% a +13%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rimangono pressoché stabili (da +8,9% a +9%).

Un effetto di contenimento deriva invece dal calo dei prezzi degli Energetici, sia regolamentati (-5,2%) sia non regolamentati (-4,2%).
L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,5% per l’indice generale e a +3,7% per la componente di fondo. In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e del 9,9% su base annua (in rallentamento da +10,7% di gennaio).

“Nonostante i primi segnali di un rallentamento dell’aumento generalizzato dell’inflazione, per effetto del sostanziale calo dei beni energetici, permane un sentiment diffuso di incertezza sul piano economico e servirà ancora diverso tempo per attenuare gli effetti dell’aumento dei prezzi, che resta tra le preoccupazioni principali delle famiglie italiane”.

Così il direttore dell’Ufficio studi di Federdistribuzione Carlo Alberto Buttarelli ha commentato i dati diffusi dall’Istat sui prezzi al consumo a febbraio, che evidenziano un rallentamento dell’inflazione rispetto a gennaio: l’indice generale segna +9,2%, mentre il carrello della spesa registra un +13%. “Il potere d’acquisto e’ stato fortemente messo sotto pressione in questi ultimi mesi e oggi continuiamo a registrare una contrazione dei consumi nel comparto del food, con un calo a volume tra i 4 e i 5 punti percentuali rispetto a un anno fa. E’ una situazione alla quale si deve porre la massima attenzione, con l’obiettivo di sostenere i consumi ed evitare impatti significativi sulle tante filiere agroalimentari di qualità ed eccellenza del Made in Italy”.