L’Istat ha confermato che a dicembre l’inflazione è cresciuta dell’11,6% su base annua e dello 0,3% rispetto a novembre. E gli effetti dei rincari dei prezzi, come ci spiega Augusto Patrignani, Presidente della Confcommercio della provincia di Forlì-Cesena, «si stanno facendo sentire sui consumi. Lo si nota, in particolare, dai volumi dei beni venduti. Del resto, se i soldi nelle tasche degli italiani sono sempre gli stessi e se i prezzi aumentano è inevitabile che comprino meno. Le aziende, quindi, continuano bene o male a incassare quanto prima, ma la quantità dei beni venduti si riduce».
C’è qualche settore più colpito di altri da comportamenti selettivi dei consumatori?
Secondo l’Ufficio studi di Confcommercio, la riallocazione della spesa per adesso ha interessato principalmente i beni, ma l’espansione del costo dei consumi obbligati potrebbe presto interessare anche i servizi. Nel frattempo permangono le difficoltà preesistenti: i negozi di vicinato hanno sempre avuto qualche problema in più rispetto all’online.
L’anno scorso c’è stato un forte impatto del caro energia per le attività imprenditoriali. La situazione è cambiata dopo il calo del prezzo del gas delle ultime settimane?
No. Dal nostro punto di vista, il Governo si sta muovendo nella direzione giusta, ma occorrerebbe sicuramente fare di più, perché il caro energia incide tantissimo sul costo finale dei prodotti.
Cosa potrebbe fare di più il Governo?
Si potrebbe estendere la sterilizzazione degli oneri generali di sistema a tutte le utenze con potenza disponibile superiore ai 16,5 KW, in modo che non ve ne siano di escluse come oggi. Bisognerebbe anche cercare di aumentare ulteriormente i crediti d’imposta che già sono stati prorogati e incrementati dalla Legge di bilancio.
Tra l’altro i sostegni contro il caro energia arrivano solo fino al 31 marzo…
Siamo davanti a uno scenario molto variegato in cui ci sono diverse situazioni, pensiamo solo all’andamento del conflitto in Ucraina, che possono incidere enormemente sia nel bene che nel male. Sappiamo bene che la coperta è corta anche per il Governo, ma se la situazione non migliorerà, qualcos’altro contro il caro energia bisognerà farlo.
Ci sono comparti che dal secondo trimestre, una volta scaduti i sostegni, potrebbero avere più problemi?
Sicuramente quelli che consumano più energia, in particolare bar e ristorazione, strutture ricettive e quelle attività del commercio di vicinato che utilizzano forni o frigoriferi, come gelaterie, pasticcerie e panificatori.
Per alcuni di questi comparti le difficoltà emergerebbero proprio alle soglie di una stagione che tradizionalmente dovrebbe essere loro favorevole.
Esatto, è proprio così. Già la scorsa stagione, che è stata molto positiva, è stata comunque penalizzata dai rincari energetici in un periodo in cui paradossalmente non ci sarebbe dovuto essere un prezzo del gas così alto, frutto probabilmente di grandi speculazioni. Bisognerebbe che la prossima potesse non vedere manifestarsi questa problematica. Il Governo in questo senso dovrebbe prestare attenzione e nel caso trovare il modo per intervenire e fare in modo che le imprese possano rimanere salde sul mercato.
Prima ha ricordato come il caro energia incide sul prezzo finale dei prodotti. Un effetto lo avrà, quindi, anche il rincaro dei carburanti dovuto alla fine dello sconto sulle accise?
Sì, il trasporto su gomma delle merci è ancora preponderante, quindi incide sulla formazione finale dei prezzi dei beni. Anche se c’ da dire che l’anno scorso eravamo arrivati a livelli simili anche in presenza dello sconto sulle accise, il costo dei carburanti resta elevato. Speriamo che ci sia un ulteriore calo, diversamente il Governo dovrà metterci di nuovo mano.
Il mondo bancario è preoccupato dal rialzo dei tassi da parte della Bce. Lo sono anche le imprese?
Siamo tutti molto preoccupati, perché dopo la crisi del Covid e le difficoltà derivanti dal caro energia c’è stato bisogno di un maggior ricorso al credito bancario. L’aumento dei tassi è quindi un’altra problematica per il mondo imprenditoriale: i finanziamenti diventano più costosi.
Ci vorrebbe un’altra moratoria sui crediti come chiede l’Abi?
Direi proprio di sì. Ci vorrebbe un’altra moratoria per dare un po’ più di respiro alle imprese che negli ultimi 2-3 anni hanno dovuto affrontare problematiche importanti. Si tratterebbe di un intervento salutare per consentire a tanti imprenditori che pur con il fiato un po’ corto continuano a lavorare di poter andare avanti a farlo senza essere messi sotto pressione.
(Lorenzo Torrisi)
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