Europa sempre più cara. Europei sempre più poveri. Il carovita ha nuovamente marcato il proprio territorio aumentando, di fatto, le future e inevitabili disuguaglianze sociali. Eurostat, ha diffuso ieri il consueto rapporto aggiornato a giugno e, purtroppo, i dati pubblicati hanno confermato i timori della vigilia. Un altro incremento dei prezzi al consumo ha colpito l’Europa e, con il nuovo picco ormai giunto a quota 8,6%, si vede alleggerito (ancora una volta) il portafoglio di ognuno di noi: come in molti riportano, un livello (record) così alto, non si era mai visto da quando è stata creata l’Unione economica e monetaria.
La stima flash non risparmia nessun Paese e, nonostante l’ottimismo sul recente dato della Germania (meglio delle attese), l’intero Vecchio Continente non vede luce in fondo al tunnel.
A occupare il gradino più alto su questo infausto podio è l’Estonia con una rilevazione al 22%, seguita da Lituania al 20,5% e Lettonia al 19%. Altri pPesi in doppia cifra sono la Slovacchia (12,5%), la Grecia (12%), la Slovenia (10,8%), il Belgio (10,5%), il Lussemburgo (10,3%) e la Spagna (10%).
A conti fatti, il numero di queste nazioni che si distinguono per un’inflazione a due cifre rappresenta poco meno della metà dell’intera area: 9 Paesi sui 19 complessivi. Se, però, dovessimo associare a questo sventurato insieme anche l’Olanda con il suo 9,9%, “la maggioranza”, vedrebbe costituita una triste e concreta realtà.
A gravare, e pertanto a penalizzare maggiormente il costo della vita, sono i beni legati al comparto energetico: l’incremento registrato su base annua a giugno ha raggiunto la soglia del 41,9% rispetto al precedente 39,1% di maggio.
Guardando, invece, a casa nostra, il precedente triste primato europeo accoglie – inesorabilmente – anche i conti in tasca del Bel Paese. A formalizzarne il quantum è Istat che, mediante le sue consuete stime preliminari, evidenzia come «nel mese di giugno 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell’1,2% su base mensile e dell’8,0% su base annua (da +6,8% del mese precedente)».
Infine, a sentenziare, ecco il consueto Commento che, illustrando il presente ci riporta nel passato: «A giugno l’inflazione accelera di nuovo salendo a un livello (+8,0%) che non si registrava da gennaio 1986 (quando fu pari a +8,2%). Le tensioni inflazionistiche continuano a propagarsi dai Beni energetici agli altri comparti merceologici, nell’ambito sia dei beni sia dei servizi. Pertanto, i prezzi al consumo al netto degli energetici e degli alimentari freschi (componente di fondo +3,8%) e al netto dei soli beni energetici (+4,2%) registrano aumenti che non si vedevano rispettivamente da agosto 1996 e da giugno 1996. Al contempo, l’accelerazione dei prezzi degli Alimentari, lavorati e non, spingono ancora più in alto la crescita di quelli del cosiddetto “carrello della spesa” (+8,3%, mai così alta da gennaio 1986, quando fu +8,6%)».
Come già e fin troppo spesso accaduto, l’Italia e i suoi italiani, anziché assistere a un “Ritorno al futuro”, siedono immobili davanti alla triste visione di una “Storia infinita” che, prescindendo dagli evidenti richiami cinematografici, riporta a un cupo e lontano passato. Inutile richiamare all’attenzione di voi interessati lettori le nostre precedenti e nefaste avvisaglie. Oggi, è importante e opportuno guardare oltre, continuare ad andare avanti, senza tentennamenti. Tutto questo, nonostante lo spettacolo abbia un prezzo del biglietto: sempre più caro.
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