Un piccolo e importante passo avanti è stato fatto. Se ne prende atto, si archivia la specifica rilevazione, ma, guardando oltre, non ci si può accontentare. Istat, attraverso la consueta diffusione del proprio comunicato, ha formalizzato ieri il dato definitivo del mese di gennaio 2023 relativo all’andamento dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC). Rispetto alla precedente stima preliminare, l’attuale valore definitivo si è rivelato migliore: +0,1% su base mensile e +10,0% su base annua (da +11,6%) anziché il +10,1% di inizio febbraio. Un decimale in meno che, tralasciando l’inezia intrinseca se considerato in termini assoluti, vede, ancora, un ammontare monstre caratterizzato dalla doppia cifra in capo all’ormai costante livello del nostro carovita.



Alla base del miglioramento registrato è presente (principalmente) il «forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +70,2% a -12,0%) e, in misura minore, di quelli degli Energetici non regolamentati (da +63,3% a +59,3%), degli Alimentari non lavorati (da +9,5% a +8,0%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,2% a +5,5%); gli effetti di tali andamenti sono stati solo in parte controbilanciati dall’accelerazione dei prezzi dei Beni durevoli (da +6,4% a +6,8%), dei Beni non durevoli (da +6,1% a +6,7%) e dei Servizi relativi all’abitazione (da +2,1% a +3,2%)».



Nonostante il “buon dato” di gennaio, il fattore che più ci preoccupa è quello legato alla cosiddetta “inflazione di fondo” che, «al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +5,8% a +6,0%, mentre quella al netto dei soli beni energetici resta stabile a +6,2%». Complessivamente si tratta di un valore molto significativo che, almeno per chi scrive, viene considerato come un’entità ancor più rilevante rispetto all’andamento dei principali indici di prezzo al consumo (rif. NIC e FOI).

Osservando attentamente le recenti dinamiche dell'”inflazione di fondo” si riscontra oggettivamente un vero e proprio moto costante, indipendente (pertanto decorrelato) e talvolta in controtendenza se paragonato all’evoluzione della principale componente generale. Guardando ai singoli numeri che ovviamente esprimono livelli di crescita, «l’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,2% per l’indice generale e a +3,2% per la componente di fondo». Prescindendo dal divario, comunque, l’approssimarsi tra le due percentuali desta preoccupazione e non è un caso come Istat riporti nel “Commento”: «Restano diffuse, tuttavia, le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, quali gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo».



Come scritto all’inizio è necessario (obbligatorio) guardare oltre e, senza troppi giri di parole, dal nostro osservatorio iniziamo a scorgere luce (anche se molta poca) in fondo al tunnel. Tralasciando l’effettiva “luminosità”, lo scenario che “vediamo” ipotizzare mediante le metriche in nostro possesso è pressoché orientabile a un ritrovato (ormai perduto) ottimismo. La nostra italiana e tanto cara “inflazione di fondo” viene prospettata in lieve ridimensionamento in ottica dei prossimi mesi. Nello specifico, dopo un potenziale incremento non oltre quota +6,4% (rif. indice al netto degli energetici e degli alimentari freschi), il seguente e possibile andamento viene stimato a valori prossimi al +5,6% per, dopo, concretizzare una fase di lateralità contraddistinta da modeste variazioni negative mensili con finale approdo in area 5,2%.

Tecnicamente, l’intera evoluzione prospettica prende in considerazione le attuali variabili economiche-finanziarie e geopolitiche in essere e, pertanto, qualora vi fossero degli inaspettati mutamenti, lo scenario subirebbe un conseguente annullamento delle risultanze prodotte. Dal punto di vista temporale, la view riportata potrebbe beneficiare di un cosiddetto miglior “spettro probabilistico compreso” (ovvero entro e non oltre) la fine di agosto 2023.

Tenuto conto della costante e attuale cronaca finanziaria è inevitabile sottolineare come questo inconsueto outlook possa destare perplessità: noi stessi ne siamo consapevoli e possiamo confidarlo serenamente come, anche questa volta, viviamo la stessa e passata ansia nell’attendere l’effettivo riscontro attraverso la realtà dei fatti.

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