I prezzi al consumo sono fermi in Italia da ormai quattro mesi a conferma della scomparsa del fenomeno inflattivo dalla nostra economia nazionale. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), il quale a differenza dell’indice europeo normalizzato (IPCA) include i tabacchi, è infatti rimasto stabile nel mese di novembre, secondo le stime preliminari dell’Istat, al livello di 121,2 dello scorso ottobre (posto uguale a 100 il suo valore medio nel 2015). E su tale valore si era attestato anche nello scorso mese di luglio, mentre il successivo lieve rialzo di agosto era stato azzerato in settembre, pertanto inflazione zero da un intero quadrimestre.



Dato l’indice immobile, la variazione congiunturale di novembre è stata dunque pari a zero, come già avvenuto in ottobre. Tuttavia, poiché i prezzi nel mese di raffronto sul quale si calcola il tendenziale, novembre 2023 erano diminuiti dello 0,5%, ecco che la crescita degli ultimi mesi è salita all’1,4% dal precedente 0,9% di ottobre. Ma è un rialzo fisiologico, interamente dovuto a un effetto statistico.



Ovviamente non tutti i prezzi sono rimasti fermi in novembre, ma in qualche comparto sono diminuiti mentre in altri sono aumentati, tuttavia coi primi che hanno compensato integralmente i secondi. Vediamo in dettaglio cosa è avvenuto:

– Sono diminuiti dello 0,4% rispetto a ottobre i prezzi dei servizi, i quali pesano per oltre il 43% nel paniere dei consumi. Hanno guidato il ribasso i servizi culturali, ricreativi e per la cura della persona (-1,2%), seguiti dai trasporti (-0,2%).

– Sono rimasti stabili i beni diversi dagli energetici e dagli alimentari, i quali includendo i tabacchi pesano per il 28% nel paniere. Sommando questi beni ai servizi vediamo che in quasi il 72% del paniere i prezzi sono diminuiti oppure rimasti fermi.



– Sono invece cresciuti nel restante 28%, il quale è occupato per il 10% dagli energetici, aumentati nel mese dello 0,3%, e per il 18% dagli alimentari, cresciuti dell’1%. Tra essi la dinamica dei maggior rilievo è quella degli alimentari non lavorati, aumentati dell’1,5% probabilmente per i fattori climatici che hanno condizionato l’agricoltura, in primo luogo le alluvioni in Emilia-Romagna.

Se guardiamo invece alla variazione complessiva nei dodici mesi, dunque al tendenziale, vediamo le seguenti dinamiche:

– Gli energetici sono diminuiti del 5,5%;

– I beni diversi dagli energetici e alimentari sono cresciuti dello 0,4%;

– I servizi sono cresciuti del 2,8%;

– Gli alimentari, infine, del 3,0% e tra essi gli alimentari non lavorati del 4,1%.

In novembre l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, ha registrato un tendenziale dell’1,9% rispetto all’1,8% di ottobre, mentre l’inflazione acquisita per il 2024 è pari all’1,0% per l’indice generale e al 2,0% per la componente di fondo. Le attese per l’ultimo mese dell’anno sono per un proseguimento della stabilità dei prezzi, quanto meno per il paniere nel suo insieme.

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