L’inflazione morde e riduce il potere di acquisto delle famiglie italiane che reagiscono tagliando del 4,7% le quantità di prodotti alimentari messi nel carrello della spesa. Spesa che però costa comunque il 7,7% in più a causa dei rincari determinati dalla crisi energetica. Sono i poco confortanti risultati dell’analisi condotta da Coldiretti sugli effetti dell’inflazione nel primo trimestre del 2023 sulla base dei dati Istat relativi al commercio al dettaglio, che mette in risalto anche un altro fenomeno da attenzionare: la difficoltà del momento si riflette non solo sulla composizione del basket, ma anche sulla scelta del punto di vendita in cui effettuare gli acquisti che viene sempre più guidata dal fattore della convenienza. Prova ne è il fatto che nei primi tre mesi dell’anno i discount alimentari, che fanno del risparmio la propria principale bandiera, hanno fatto segnare un balzo del +9,1% delle vendite a valore, il più elevato tra gli scaffali del dettaglio. Ben il 72% degli italiani del resto sceglie di frequentare questi negozi.
I dati evidenziano quindi la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo oppure puntano su prodotti in offerta. “Le famiglie – sottolinea Coldiretti – vanno a caccia dei prezzi più convenienti anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti”.
Ma non solo. La necessità di contenere gli scontrini porta infatti non di rado anche a rinunciare alla qualità oppure a limitare l’acquisto di prodotti che invece sono essenziali a una dieta equilibrata. Si pensi, per esempio – fa notare Coldiretti – al consumo di frutta e verdura, che nel 2022 è risultato di mezzo miliardo di chili inferiore a quello dell’anno precedente, con preoccupanti effetti sulla salute dei cittadini.
Le famiglie dunque stanno mettendo in campo precise strategie anti-rincaro. Ma questa risposta in chiave prospettica non è sufficiente.
“Occorre lavorare – afferma il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi, e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. E occorre aumentare le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sostenendo progetti di filiera che riservino investimenti a largo spettro, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura”.
Ma non solo. È necessario anche un intervento istituzionale a sostegno dei consumi. “I consumi – afferma Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione – continuano a crescere a valore, come conseguenza dell’inflazione di questi mesi, mentre a volume rimangono in terreno negativo. E in una fase in cui i prezzi non sono destinati a scendere, è importante tutelare il potere d’acquisto alle famiglie, creando le condizioni per un rinnovato clima di fiducia che favorisca la ripresa della domanda interna nei prossimi mesi, con l’obiettivo di garantire stabilità alle nostre aziende e alle numerose filiere agroalimentari del Made in Italy”.
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