È certamente presto per cantare vittoria, ma il segnale appare senza dubbio positivo: i dati diffusi da Istat relativi ai prezzi al consumo del mese di settembre evidenziano, rispetto al mese precedente, un’ulteriore decrescita dell’indice generale di inflazione che registra un +5,3% su base annua. Ma soprattutto rilevano un rallentamento dei dati relativi al “carrello della spesa” – ovvero del paniere di prodotti di più largo consumo, il più significativo per i conti della famiglie – che ferma la propria corsa a un +8,3% su base annua.
Una buona notizia, dunque, che però non spazza via le criticità dell’attuale e complessa fase economica. In particolare due sono gli aspetti che devono preoccupare se si guarda ai prossimi mesi. La prima riguarda il calo del potere di acquisto degli italiani, che si riflette anche sugli scontrini del settore alimentare. “A fronte di ulteriori segnali di rallentamento della crescita dei prezzi, registrata nonostante le forti pressioni derivanti dagli aumenti dei costi energetici, delle materie prime e dei listini dell’industria – afferma Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione – i consumi rimangono ancora in terreno negativo, in particolare per quanto riguarda i volumi di vendita”.
Il secondo fronte aperto rimanda invece al tema del caro-energia. “La tendenza al ribasso dei beni di prima necessità, soprattutto gli alimentari, dovrebbe confermarsi anche nei prossimi mesi – si legge in una nota di Confesercenti -, ma a preoccupare è il ritorno delle tensioni sugli energetici che rallentano il processo di rientro della corsa dei prezzi”, tanto che “l’inflazione acquisita al 5,7% potrebbe arrivare, secondo nostre stime, anche a sfiorare il 6% entro la fine dell’anno”.
E da qui l’attacco: “La strategia di incremento dei tassi di interesse portata avanti dalla Bce, giunta al decimo rialzo consecutivo – osserva Confesercenti -, si sta evidentemente dimostrando inefficace da un lato a frenare un’inflazione generata principalmente non dall’aumento domanda, ma da quello dei costi di produzione a causa della corsa delle tariffe elettriche, e pericolosa poiché continua a erodere il potere d’acquisto delle famiglie e impatta negativamente sulla crescita complessiva dell’economia: secondo le valutazioni di Confesercenti, porterà infatti a una riduzione della spesa, nell’ultima parte dell’anno, di -3,7 miliardi”.
Una prospettiva che deve essere scongiurata attraverso azioni urgenti. “Auspichiamo – conclude Confesercenti – che, nonostante gli spazi ristretti di intervento, con la prossima manovra finanziaria il Governo metta al centro famiglie e imprese, con interventi mirati a contenere l’erosione del potere d’acquisto e a sostenere la domanda interna, la cui ripresa è fondamentale per evitare preoccupanti scenari di stagnazione prolungati”.
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