CAOS INFLAZIONE IN UE: OLANDA SBAGLIA CALCOLI E BCE ALZA I TASSI PER ERRORE

L’inflazione dovrebbe calare già dal mese di marzo anche prima vi sarà una nuova “mazzata” dalla Bce con nuovo aumento di tassi di interesse: tutto però nascerebbe da un clamoroso errore svelato oggi da “Milano Finanza” e che sta agitando i mercati europei da giorni ormai. Sono stati infatti rettificati i calcoli sul carovita pubblicati dall’Olanda e che avrebbero indotto la Banca Centrale Europea ad aumentare i tassi di interesse: una possibile “inflazione sovrastimata” sarebbe dunque alla base del caos sui tassi in queste settimane. Intendiamoci, non significa questo che non vi siano problemi e crisi particolari dell’economia in Eurozona tra guerra, energia, materie prime, siccità e Covid: ma resta il grosso sospetto che un errore del genere possa aver trascinato una serie di scelte rivelatesi poi piuttosto dannose per l’economia dell’intera Ue.



Il carovita pubblicato dall’Olanda dall’istituto di statistica CBS è stato circa la metà di quello pubblicato in un primo momento: il motivo dell’errore è che sono stati considerati solo i contratti dell’energia nuovi, dunque con prezzi già più alti rispetto al consueto. Dal conteggio furono invece esclusi i costi “vecchi” con le tariffe fisse e prezzi più bassi: questo ha portato l’inflazione invece che essere del 14,5% ad un molto più contenuto dato del 7,6-8,1%. Come spiega MF, l’Olanda pesa per il 6% sull’inflazione dell’Eurozona: detto ciò non è da escludere, ammettono fonti della Bce, che possano esserci stati altri Paesi con calcoli sbagliati e “sovrastimati” proprio per la mancanza di dati sui vecchi contratti energetici a tariffa fissa (Spagna, Italia e Francia sarebbero i primi “sospettati” della lista).



BCE-INFLAZIONE, ORA COSA SUCCEDERÀ: I TIMORI DEL GOVERNO

Ora l’Eurostat ha fatto sapere di aver messo in agenda la verifica a fondo di tutti i dati effettivi dell’inflazione per provare a tradurre in una fotografia molto più realistica lo scenario attuale: vi è però un rischio, ravvisa ancora “Milano Finanza”, una sorta di beffa clamorosa tanto quanto l’errore dell’inflazione sovrastimata. «Il nuovo sistema, includendo maggiormente i contratti vecchi, potrebbe portare ora a dati più alti di inflazione» rispetto a quelli con il vecchio metodo di calcolo poiché i prezzi dell’energia sono in forte calo. Traducendo in termini comprensibili, dopo che l’inflazione europea è salita più del dovuto nei mesi scorsi, potrebbe ora scendere in modo molto più lento. Come scrive ancora MF, «si può dedurre, data l’esistenza di contratti a tariffa fissa non censiti dagli istituti di statistica, che l’inflazione nell’Eurozona sia stata in generale sovrastimata rispetto alla realtà, anche più di quanto indicato dalla sola Olanda, con possibile impatto sulle decisioni Bce».



Come ha ripetuto in questi giorni la Presidente Bce Christine Lagarde, l’obiettivo è riportare l’inflazione attorno al 2%: per raggiungere però questo target bisogna disporre di valori di inflazione corretti il più possibile, cosa non avvenuta negli scorsi mesi dove si è rischiato di aumentare tassi a partire da dati tutt’altro che effettivi. «Il rialzo dei tassi pone problemi seri per chi ha bilanci fortemente indebitati come quello italiano», ha spiegato ieri il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, confermando come «L’approccio sui conti pubblici è stato prudente e responsabile e continueremo in questo senso». Secondo Lagarde il prossimo 16 marzo l’Eurotower potrebbe alzare i tassi di interesse di altri 50 punti base (al 3,5%); il capo economista Bce Philippe Lane invece suggerisce che le informazioni attuali rendono «appropriato aumentare i tassi anche oltre il vertice di marzo». Particolarmente azzeccato con quanto suggerisce lo scenario generale dell’Eurozona è l’appello lanciato dal direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, richiamando l’intervento fatto dal Governatore di Bankitalia Ignazio Visco «quando ha ricordato che occorre bilanciare i due rischi che può correre la politica monetaria, “fare troppo poco o fare troppo” e che oggi i due rischi sono simmetrici». Secondo l’Abi in questo scenario, la Bce deve avere un approccio cauto «basato su una attenta analisi dei dati e non troppo su modelli teorici che nelle attuali circostanze, fortemente dipendenti da fattori esogeni, potrebbero risultare non coerenti o addirittura controproducenti».