Ad aprile l’inflazione in Italia, come comunicato lunedì dall’Istat, è cresciuta dello 0,4% su base mensile e dell’1,1% su base annua. L’inflazione acquisita per il 2021 risulta quindi pari al +1,2%. Un dato che al momento non desta preoccupazioni, ma è da diverso tempo che negli Stati Uniti si parla di rischio inflattivo e, come ci spiega Mario Deaglio, Professore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino, i primi segnali si stanno registrando anche in Europa e riguardano «le materie prime e i semilavorati dell’industria, i cui rialzi dei prezzi sembrano avere diverse cause».
Quali?
L’interruzione momentanea del passaggio delle navi nel Canale di Suez ha determinato ritardi o aumenti dei costi di trasporto per molte merci dirette soprattutto in Europa. La scorsa settimana qualcosa di simile si è visto negli Stati Uniti con il formarsi di una coda di 900 navi sul Mississippi, molte delle quali cariche di materie prime alimentari dirette verso il Golfo del Messico, a causa di un ponte d’acciaio danneggiato. Oltre a questo genere di fattori temporanei, c’è una prolungata carenza di chip nel settore dell’auto. Senza dimenticare la forte domanda di materiali, come legno e metalli, legati all’edilizia che, grazie anche ai bonus e all’accelerazione dei cantieri, sta vivendo un buon momento, o degli imballaggi, la cui richiesta, negli ultimi 18 mesi, contrassegnati da un incremento degli acquisti online, è aumentata del 200-300%.
In generale c’è stato in effetti nell’ultimo periodo un aumento dei prezzi delle materie prime…
Spinto anche, per quel che riguarda le materie prime agricole, dalle previsioni non rosee sui raccolti. È ovvio che se prolungata questa situazione rischia di far aumentare il numero di coloro che si trovano sotto il livello minimo di sussistenza. Con cause così diverse credo, infatti, sia molto difficile combattere l’inflazione. Penso vedremo un aumento dei prezzi al consumo nei prossimi mesi, perché non credo che le imprese siano in grado con la loro struttura dei costi attuale di assorbire totalmente tutti questi rialzi. Gli ottimisti dicono che sarà un fenomeno temporaneo.
Quando capiremo se sarà veramente un fenomeno transitorio?
Dopo l’estate. Con l’avvio della stagione turistica, infatti, avremo certamente degli aumenti dei prezzi dovuti alla forte domanda, visto che tutti vogliono andare in vacanza. Soltanto una volta finita questa ondata turistica ci renderemo conto effettivamente di come stanno andando le cose e che piega potranno prendere nei mesi successivi.
Intanto il rendimento del Btp decennale è tornato sopra l’1%. Dobbiamo preoccuparci?
Un rialzo dei rendimenti dei titoli stato si sta registrando per tutti i Paesi. Bisognerà osservare i movimenti dello spread nelle prossime settimane: se continuerà a salire, allora ci dovremo preoccupare. I politici italiani dovranno prestare particolare attenzione alle loro dichiarazioni sulle riforme, perché vengono registrate anche dalle agenzie estere e internazionali e questo può aumentare la pressione sul nostro spread. C’è anche da dire che la domanda di titoli può dipendere da situazioni speculative o dal fatto che i grandi operatori possono avere bisogno o non bisogno di tali titoli in un certo momento.
Manca meno di un mese alla riunione del board della Bce del 10 giugno. C’è chi teme che possano arrivare indicazioni sulla fine degli acquisti di titoli di stato da parte dell’Eurotower…
Se si trattasse solo indicazioni, la Bce farebbe bene a farle perché la serietà della Banca centrale dipende proprio dall’essere attenta a queste cose.
Insomma, viste anche le previsioni economiche della Commissione europea si potrebbe cominciare a paventare la fine o la riduzione delle politiche espansive.
Sì, specificando che ciò avverrebbe in un orizzonte temporale medio. Si tratterebbe di far capire agli operatori economici che non devono aspettarsi che la situazione resti sempre come quella attuale e che se l’economia continuerà ad andare bene si procederà a un graduale rialzo dei tassi. Del resto nelle scorse settimane Janet Yellen ha fatto proprio questo, ha inviato un primo segnale relativo ai futuri rialzi dei tassi. Ovviamente sarebbe meglio se tutto questo avvenisse con un’azione coordinata delle Banche centrali più importanti.
Questo segnale della Bce sarebbe un messaggio importante per la politica italiana.
Sì, senz’altro. Farebbe capire che non si possono sbagliare certe mosse senza patire conseguenze che potrebbero anche essere rilevanti.
(Lorenzo Torrisi)
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