A maggio l’inflazione nell’Eurozona è scesa al 6,1% su base annuale rispetto al 7% registrato ad aprile. Un dato importante che sembra rafforzare la possibilità che la Banca centrale europea metta presto fine al ciclo di rialzo dei tassi. Abbiamo chiesto un commento a Domenico Lombardi, economista ed ex consigliere del Fondo monetario internazionale, ora Direttore del Policy Observatory della Luiss.



Come giudica i dati sull’inflazione diffusi ieri da Eurostat?

Premesso che si tratta delle prime stime, a maggio si registra una diminuzione significativa che si inserisce in un più ampio percorso di discesa dell’inflazione osservato negli ultimi mesi, con l’eccezione di aprile, quando c’era stato un aumento marginale dello (+7% rispetto al +6,9% di marzo). Andando ad approfondire il dato di maggio possiamo notare che nel comparto dell’energia c’è stata addirittura una variazione negativa dei prezzi (-1,7%), mentre la crescita di quelli alimentari resta sostenuta (+12,5%). L’inflazione core, invece, si attesta al 5,3%.



Anch’essa in diminuzione rispetto al 5,6% di aprile.

Sì, ma nel complesso l’inflazione core resta persistente. Di fatto, nell’Eurozona c’è un quadro simile, per alcuni aspetti, a quello degli Stati Uniti: anche oltreoceano l’inflazione headline diminuisce, ma quella core mostra una relativa persistenza.

La Fed potrebbe, però, interrompere già a giugno il ciclo di rialzo dei tassi…

In effetti dalle minute dell’ultima riunione emerge che diversi membri del Fomc ipotizzano per giugno una pausa nel ciclo del rialzo dei tassi. Questo sia perché l’outlook inflazionistico va migliorando, sia perché si avverte l’esigenza di lasciar lavorare i tassi che nel frattempo sono aumentati significativamente (quello di maggio è stato il decimo incremento consecutivo dal marzo 2022). Non bisogna poi dimenticare la valutazione prospettica sugli effetti dell’inasprimento delle condizioni del mercato del credito sull’economia, per la quale ci si attende una recessione, sia pure breve e lieve, per la fine dell’anno. Tutte queste considerazioni in qualche misura si possono applicare anche all’Eurozona.



Può spiegarci meglio?

Come mostrato dai dati di maggio, c’è un miglioramento del quadro inflazionistico nell’Eurozona e la Presidente Lagarde ha riconosciuto l’esistenza di un inasprimento delle condizioni del credito, tipicamente associato a un effetto recessivo sull’economia. Peraltro, la più grande economia dell’Eurozona, la Germania, è già entrata in recessione tecnica. È dunque ragionevole attendersi che il Consiglio direttivo nel corso dei prossimi incontri possa optare per una pausa finalizzata a valutare appieno l’effetto dei rialzi sostenuti dei tassi di interesse. Peraltro, vanno in questo senso anche le indicazioni fornite dal Governatore della Banca d’Italia Visco nelle Considerazioni finali pronunciate mercoledì: consentire ai tassi, che hanno subito un significativo aumento dallo scorso luglio, di poter dispiegare appieno il loro effetto di contenimento dell’inflazione e valutare in un successivo momento ulteriori eventuali rialzi qualora dovessero essere necessari.

Quando, effettivamente, potrebbe essere presa, da parte della Bce, la decisione di interrompere il ciclo di rialzo dei tassi?

Mentre nel caso degli Stati Uniti è più probabile una pausa già da giugno, nel caso della Bce, che ha cominciato più tardi il ciclo di rialzo, potrebbe anche iniziare a luglio. Va, poi, ricordato che in seno al Fomc, dove i rialzi dei tassi sono stati votati sino allo scorso maggio praticamente all’unanimità, le posizioni si vanno articolando in modo sempre più frastagliato ed è probabile che anche all’interno del Consiglio direttivo della Bce assisteremo quanto meno a una maggiore articolazione delle rispettive posizioni che creeranno la base per la successiva evoluzione della postura della politica monetaria.

Ultimamente erano stati i due membri spagnoli del Consiglio direttivo della Bce, Luis de Guindos e Pablo Hernández de Cos, a spiegare che la Bce si sta avvicinando alla conclusione del ciclo di rialzo dei tassi. Forse anche perché in Spagna a maggio l’inflazione è scesa al 2,9%, piuttosto vicina al target del 2%…

Naturalmente le valutazioni della Bce vengono formulate sul quadro complessivo dell’Eurozona, ma è innegabile che la politica monetaria restrittiva sta avendo un effetto asimmetrico. In alcuni Paesi, tra cui la Spagna, osserviamo una riduzione sostenuta dell’inflazione, nel caso della Germania c’è una rallentamento dell’incremento dei prezzi addirittura accompagnato da una recessione tecnica. Se a queste considerazioni uniamo la valutazione prospettica che l’inasprimento delle condizioni del mercato del credito avrà sull’economia dell’Eurozona, si impone, a mio avviso, particolare cautela nel considerare ulteriori decisioni restrittive.

La recessione tecnica potrebbe portare i membri tedeschi del Consiglio direttivo, Isabel Schnabel e Joachim Nagel, a spingere per una pausa nel rialzo dei tassi?

In Germania, i banchieri centrali tendono a dare maggiore importanza alla dinamica inflazionistica rispetto a quella congiunturale. È vero, quindi, che il Paese è in recessione tecnica, ma è altrettanto vero che l’ultimo dato sui prezzi (6,3%) è più del triplo del target della Bce e questo è l’elemento principale delle valutazioni tedesche. In occasione della riunione del 15 giugno assisteremo, quindi, a un dibattito molto più articolato, meno monotonico, all’interno del Consiglio direttivo della Bce, che, se non nella riunione stessa, perlomeno in quella successiva preluderà a una possibile pausa nel ciclo dei rialzi dei tassi.

Sarà del resto quello il tema principale della riunione, visto che è stato già deciso di porre fine, a partire da luglio, al reinvestimento dei titoli di stato giunti a scadenza nell’ambito del programma App…

Sì e questo è un altro elemento che lascia pensare che siamo vicini al momento in cui verrà decisa una pausa nel rialzo dei tassi. La cessazione nei riacquisti di titoli di stato rappresenta, infatti, una decisione restrittiva che si unisce a un quadro di politica monetaria già restrittivo in seguito al rapido aumento dei tassi. Pertanto, ci sarà qualche munizione in più per chi, nel Consiglio direttivo della Bce, a metà giugno vorrà sostenere l’esigenza di una pausa rispetto al ciclo sostenuto di rialzi cui abbiamo assistito finora.

(Lorenzo Torrisi)

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