Li chiamano gli “influencer della mala”, non sono altro che affiliati o “simpatizzanti” della Camorra di Napoli che da mesi ormai si sono espansi in un mercato in rapidissima scesa come il mondo dei social, da Tik Tok a Instagram e non solo. Ne parla oggi “il Mattino” con un lungo approfondimento sulla cronaca locale, ma non è purtroppo un fenomeno “nuovo”: «Abbiamo cominciato a denunciare in tempi non sospetti. La legalità viene minacciata e gli ‘influencer’ della mala Napoli stanno raggiungendo lo scopo: mitizzazione dei boss ed emulazione sono già in atto da tempo. Ora si deve intervenire», spiega il consigliere regionale dei Verdi in Campania, Francesco Emilio Borrelli.
Centinaia di personaggi tra lo pseudonimo e l’identità pubblica che ogni giorno si collegano sui social per commentare e rilanciare eventi legati alla criminalità organizzata, il tutto con il trash e i meccanismi tipici delle web star. «È un fenomeno che racconta di una pericolosa deriva sociale culturale che noi abbiamo cominciato a denunciare in tempi non sospetti richiedendo da parte delle forze dell’ordine e della magistratura la massima attenzione», spiega ancora Borrelli.
LA CAMORRA SBARCA SUI SOCIAL
Boom di follower con inviti a feste e cerimonie nella Napoli della malavita, ma anche like raccolti per insultare la polizia o esaltare i detenuti più «omertosi», ovvero – dal punto di vista camorristico – quelli che «non tradiscono». Come spiega Luigi Sabino sul “Mattino” sul web si trova davvero di tutto, specie su Tik Tok: «nei video lampo lanciano messaggi che esaltano la vita e le azioni degli affiliati alla Camorra». Come sostiene ancora Borrelli nella sua denuncia agli “influencer della mala”, «Che si tratti di video che celebrano la ‘forza’ di un clan, come nel caso della festa per i 18 anni di Esposito jr, figlio del ras di Bagnoli, o di immagini atte a santificare le immagini di boss(si pensi al caso della cappella di Sibillo che poi è stata rimossa, anche grazie alle nostre denunce), oppure di filmati per deridere le forze dell’ordine, è qualcosa di molto grave e pericoloso che minaccia i valori di legalità già precari nel nostro di territorio». Una criminalità “presentata” come stile di vita da seguire, proprio come i normalissimi influencer sui social: il dramma delle interazioni su Tik Tok che sostengono affiliati della malavita prosegue, da qui nasce lo strumento dell’Osservatorio (frutto della collaborazione tra il social network e le autorità, ndr) creato qualche mese fa per per segnalare ed analizzare contenuti ad alto rischio in modo da poterli neutralizzare più facilmente. Chiosa il consigliere dei Verdi, «Siamo ben consapevoli che non tutti i protagonisti di quei video discutibili sono boss, camorristi o criminali ma anche il fatto che si ’giochi’ a fare il delinquente, il criminale, è molto pericoloso perché vuol dire che il fenomeno dell’emulazione e della mitizzazione sono già in atto da tempo. Noi continueremo quindi a denunciare e chiedere attenzione ma ora le istituzioni devono intervenire».