Cala l’incidenza dell’influenza stagionale: tutto merito delle mascherine e del distanziamento social, misure a cui gli italiani si stanno attenendo per fronteggiare la pandemia di covid. Allo stato attuale la diffusione dell’influenza nella nostra penisola risulta essere quasi inesistente, così come confermato dall’ultimo rapporto settimanale InfluNet, redatto dall’Iss, l’Istituto superiore di sanità, e riferito al periodo 30 novembre-6 dicembre. Al momento l’incidenza dell’influenza è stabilmente sotto la soglia basale, pari a 1.9 casi ogni 1000. Numeri che potrebbero dire poco ma che appaiono invece significativi se rapporti ai dati dello stesso periodo dell’anno 2019. 12 mesi fa di questi tempi, infatti, l’incidenza era di 3 casi ogni 1000, con 174mila influenzati contro i 115mila attuali. Gli esperti invitano comunque a non abbassare la guardia anche perchè il picco dell’influenza arriva di solito nei mesi di gennaio e febbraio.



INFLUENZA AL VIA A RILENTO: “VEDREMO DOPO NATALE…”

“Negli ultimi 3 o 4 anni – le parole di Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi di Milano e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano, riportate da SkyTg24.it – l’epidemia è andata verso il picco dopo il periodo natalizio: sarà allora che potremo tirare le somme e capire se la stagione influenzale sarà davvero così ridotta rispetto alla media”. Certo è vero che la partenza dell’influenza è stata fino ad ora a rilento: “Ma la partenza sembra suggerire questo. Noi speriamo che le misure di contenimento per il Covid, mascherine, distanziamento, lavaggio delle mani, abbattano anche la circolazione dei virus influenzali, come peraltro è stato già osservato in Italia questa estate. Sappiamo come sia problematico distinguere i sintomi Covid, almeno quelli iniziali, da quelli influenzali. Una stagione influenzale mite ci fornirebbe un grande vantaggio nella lotta contro il coronavirus nei prossimi mesi”.

Leggi anche

MEDIA/ Bruno Vespa, il tifo perenne per il green pass e uno schiaffo alla deontologiaSANITÀ/ Il virus del Congo è l'occasione per dare una "spinta" al nuovo Piano pandemico