L’Influenza aviaria H5N1 continua a preoccupare la comunità scientifica internazionale, soprattutto dopo i casi di infezione negli esseri umani che si stanno verificando negli Stati Uniti, arrivati a 66, che hanno dimostrato che il virus è in grado di saltare diverse specie perchè muta in fretta. La prima conferma di questa capacità di adattamento era stata proprio la presenza di bovini contagiati, ed ora sono sempre di più i virologi che fanno appello alle autorità chiedendo di non sottovalutare la situazione. Tra questi anche Ilaria Capua, che da tempo è impegnata proprio nello studio su questo tipo di ceppi virali, e ha sottolineato in una intervista rilasciata al Corriere della Sera che l’aviaria ora può essere un motivo di apprensione per la salute pubblica, in quanto può adattarsi facilmente ai recettori di mammiferi, e grazie ad alcune mutazioni è stato possibile rilevare l’H5N1 anche negli uomini.
Questo significa che, se al posto delle mucche fossero state infettate le persone alla stessa velocità ora si parlerebbe di nuova pandemia e per evitare una nuova emergenza bisogna monitorare con attenzione tutta la catena alimentare, perchè è stato stabilito che il virus può passare anche attraverso il latte crudo così come dagli alimenti per animali che possono essere serbatoi di infezioni.
La virologa Ilaria Capua: “L’influenza aviaria H5N1 muta rapidamente, il salto di specie è già avvenuto”
la virologa Ilaria Capua ha analizzato la situazione attuale dei contagi tra umani dell’influenza aviaria, rinnovando l’avvertimento alle autorità sanitarie sul monitoraggio delle mutazioni del virus che preoccupano proprio per la velocità di adattarsi ai recettori anche di altre specie oltre agli uccelli. Negli Stati Uniti in particolare la presenza del ceppo H5N1, trovato in grande quantità nei bovini da allevamento e precedentemente anche nei maiali, ha dimostrato che i contagi si possono estendere in fretta anche nei mammiferi, comprese le persone.
Fortunatamente però ci sono due fattori che contribuiscono ad abbassare il pericolo di una pandemia, il primo è per il momento il rischio di contagio da uomo a uomo è molto basso, il secondo è che ci sono molte armi per combattere una eventuale epidemia. Come per tutti i virus influenzali infatti, anche per l’aviaria sono stati già studiati vaccini, ed è importante proseguire la ricerca per essere pronti in caso di emergenza. Come ha concluso Capua infatti: “Bisogna cominciare a stabilire un piano per capire quante dosi ci sono a disposizione ed aumentare la ricerca sui farmaci antivirali che possano contrastare le conseguenze delle infezioni. Bisogna prima pensare alla prevenzione e poi alla cura“.