Influenza aviaria, Italia al secondo posto in Europa
Allarme in Europa per quella che potrebbe essere l’influenza aviaria più grande di sempre. Sono 2.500 i focolai nei vari Paesi e addirittura 47,5 milioni i volatili abbattuti negli allevamenti, ma non solamente. Si registrano anche 3.500 casi rilevati negli uccelli selvatici, dalla Norvegia al Portogallo, come rivela l’Ansa. L’epidemia di influenza aviaria 2021-22, è la più grande mai vista in Europa secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).
La preoccupazione riguarda anche un possibile rischio di trasmissione all’uomo, ma il pericolo sembra essere molto basso: è classificato dalle agenzie Ue a livello minimo e da basso a medio per i soggetti esposti per motivi professionali. Per quanto riguarda l’Italia, si tratta del secondo Paese per numero di focolai negli allevamenti (317) dopo la Francia (1.383).
Influenza aviaria, rischio per gli umani?
Nel rapporto congiunto dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), dell’Ecdc e del laboratorio di riferimento Ue si parla di “187 rilevamenti in uccelli in cattività, 3.573 eventi di influenza aviaria ad alta patogenicità negli uccelli selvatici”. L’Ecdc ha spiegato che i virus dell’influenza che circolano in specie animali come questi possono causare malattie da lievi a molto gravi.
“Questi virus possono potenzialmente incidere gravemente sulla salute pubblica” ma “per fortuna, non ci sono state infezioni umane durante i recenti focolai di influenza aviaria nell’Ue/Spazio economico europeo”, ha evidenziato la direttrice dell’Ecdc Andrea Ammon. Un piccolo numero di infezioni umane con malattia asintomatica o lieve è stato segnalato a livello globale. Il rischio per gli umani, dunque, “rimane a livelli bassi”. Ammon ha poi aggiunto che “diversi gruppi di persone, principalmente quelli che lavorano nel settore animale, sono maggiormente a rischio di esposizione ad animali infetti. È fondamentale che medici, esperti di laboratorio ed esperti di salute, sia nel settore animale che umano, collaborino e mantengano un approccio coordinato. È necessaria vigilanza per identificare le infezioni da virus influenzali il prima possibile e per informare le valutazioni del rischio e l’azione di salute pubblica”.