Allarme influenza aviaria, si moltiplicano i casi di epidemie in tutta Europa tra uccelli selvatici, gabbiani , polli, ma anche tra mammiferi come visoni. L’allarme dell’ECDC è ancora medio basso, ma preoccupa la mutazione veloce del virus ed il passaggio tra diverse specie. Quanto rischio c’è che questo ceppo di aviaria possa diffondersi a tal punto contagiando anche gli esseri umani fino a diventare una nuova pandemia come si è verificato con il Covid-19? Il dottor Andrea Casadio, medico e giornalista, fa il punto della situazione ed analizza i probabili rischi in un articolo di approfondimento pubblicato dal quotidiano Domani.
L’epidemia di aviaria dal ceppo H5N1 è attiva già dal 2021, e negli anni ha interessato fino a 63 specie di uccelli diversi. Non solo, il virus ha infettato anche mammiferi come foche, orsi e volpi. Le maggiori conseguenze negli anni si sono manifestate negli allevamenti aviari, dai tacchini ai polli che una volta colpiti dal virus necessitano di abbattimento per limitare la diffusione del virus. Attualmente in Italia, l’epidemia interessa prevalentemente i gabbiani nella zona del Garda. Le allerte sono state diramate soprattutto per il pericolo che vengano contagiate altre specie avicole da allevamento.
Virus aviaria: muta velocemente e contagia i mammiferi
Le trasmissioni del virus dell’influenza aviaria da uccelli a mammiferi sono state probabilmente provocate dal fatto che gli animali avessero mangiato uccelli già infetti. Come ad esempio è accaduto con le foche nel Maine. Ma come fa notare Casadio, solo nell’ultimo caso di passaggio ai visoni, gli esperti hanno iniziato a chiedersi se fosse possibile una trasmissione da uomo a uomo, visto l’accertato salto tra mammiferi.
“Questo è altamente improbabile” afferma il dottore, perchè fino ad oggi, tutti i casi accertati di infezione umana riguardavano persone che avevano contratto l’aviaria tramite contatto con uccelli. Analizzando i campioni, è stato sempre categoricamente escluso un contagio tra esseri umani. Nonostante questo però a preoccupare la comunità scientifica sono due principali fattori: il primo che il virus muta molto velocemente, il secondo è il salto di specie che l’aviaria ha dimostrato già di poter compiere.
Influenza aviaria, perchè il rischio di contagio tra umani resta basso
Il dottor Casadio nell’articolo sull’analisi dei rischi dell’influenza aviaria, si basa soprattutto sul citare alcune fonti scientifiche che dimostrerebbero un livello ancora piuttosto basso di pericolo contagio tra esseri umani. Questo perchè studiando il virus H5N1, si evidenza il fatto che per caratteristiche di struttura non ha particolare capacità di legarsi alle cellule delle vie respiratorie dell’uomo. “Per potersi diffondere da un essere umano all’altro, poi, il virus dell’influenza dovrebbe legarsi con alta affinità alle molecole di acido sialico con legami alfa presenti nelle cellule delle nostre vie respiratorie, cosa che il virus dell’aviaria non riesce a fare“, sottolinea Casadio.
E aggiunge che, per questo motivo: “nell’uomo il virus dell’influenza aviaria solo in casi rarissimi produce un’infezione clinicamente rilevante“, a differenza di altri virus influenzali stagionali. La conclusione quindi, citando anche le parole dell’OMS è, che “Sulla base delle informazioni finora disponibili, valutiamo come basso il rischio per la popolazione generale rappresentato da questo virus“. E comunque, anche se dovesse in futuro scoppiare un’epidemia tra esseri umani ci sarebbero già notevoli scorte di vaccini utili a a coprire gran parte della popolazione.