Mesi terribili, dicembre e gennaio e in generale tutto il periodo invernale, ha detto il professor Luca Richeldi, ordinario di Pneumologia all’Università Cattolica di Roma e membro del Comitato tecnico-scientifico: “Abbiamo davanti la stagione del freddo e, soprattutto a gennaio, dell’influenza. Inverno significa anche ricreare le condizioni ideali per la trasmissione del virus: luoghi chiusi, affollati, con contatti stretti. Impossibile allentare le misure di prevenzione” ha aggiunto. Un doppio pericolo dunque, Covid e influenza stagionale, che, come ci ha detto il dottor Alberto Oliveti, medico di base in pensione e presidente di Enpam (l’ente di previdenza di medici e odontoiatri), “nelle fasi iniziali sono due patologie che presentano gli stessi sintomi. Non risulta però da nessuno studio scientifico che chi si ammala di influenza sia più soggetto a essere infettato dal Covid”. È anche vero, però, che l’influenza miete molte vittime e oggi, presi come siamo dal coronavirus, ne abbiamo dimenticato la pericolosità: secondo il database dell’Istat, tra il 2007 e il 2017 (ultimo anno su cui si hanno dati), l’influenza è stata la causa iniziale di morte per un totale di 5.060 decessi, una media di 460 l’anno.
Ci conferma che il mese di dicembre e quello di gennaio saranno momenti particolarmente difficili, perché oltre al Covid faremo i conti con il picco dell’influenza stagionale?
Sono due patologie che iniziano in maniera analoga. L’importanza del vaccino anti-influenzale quest’anno è stata proprio mirata a ridurre questo doppio impatto, a distinguere soprattutto le due patologie. La campagna vaccinale che è stata proposta non ha raggiunto i livelli che ci si aspettava, ma è stata recepita l’esigenza di eliminare un motivo di problema differenziale con l’esordio della patologia.
È anche vero che molte regioni si sono trovate senza vaccini anti-influenzali per un errore nella programmazione degli ordini. Il picco è previsto per il periodo natalizio-inizio gennaio?
È abbastanza imprevedibile il manifestarsi di un picco influenzale. Ci si aspetta possa arrivare in questo periodo, ma la chiusura nel periodo natalizio e i meccanismi in atto per il Covid dovrebbero ridurre i casi di influenza, però – ripeto – è abbastanza imprevedibile. E’ chiaro che siamo in un periodo freddo, del cui clima le patologie influenzali si nutrono. I presidi messi in atto per prevenire il Covid – mascherine, lavaggio delle mani, distanziamento – possono prevenire anche l’influenza stagionale. È chiaro che non avremo l’effetto dei nuovi vaccini anti-virali per il Covid attualmente in studio, e quindi che i presidi classici anti-Covid siano ancora prioritari.
Che cosa fare se insorge l’influenza classica e non si è fatto il vaccino anti-influenzale?
Come detto, l’esordio della forma influenzale si può confondere con il Covid, febbre, malessere e tosse sono sintomi delle forme influenzali e allo stesso tempo del Covid. In tal caso bisogna contattare il proprio medico curante, anche se sappiamo che la forma influenzale decorre, nelle forme non complicate, nella maniera che ben conosciamo.
Cioè?
Si diceva una volta che l’influenza non complicata chiedesse sette giorni di riposo: lana, latte e letto.
Il Covid ha però preso pieno possesso di ogni nostro interesse, facendoci dimenticare che anche l’influenza stagionale ha sempre provocato vittime.
Certo, non c’è dubbio. Può causare da un lato complicanze respiratorie batteriche, in soggetti debilitati con varie patologie e negli anziani l’influenza può essere un meccanismo che procura debolezza delle difese immunitarie, per cui l’influenza con infezione batterica può portare alla morte. Come forma virale può aggravarsi e dare polmonite o patologie a carico di altri organi o scompensare un compenso labile, come quello di un paziente cardiopatico. La febbre elevata e lo stress organico possono portare a uno scompenso della patologia.
Se si prende l’influenza classica, si è più esposti anche al Covid?
No, a mia conoscenza non ci sono studi al riguardo che dicano che chi prende l’influenza possa prendere anche il Covid. È chiaro che una forma influenzale impegna l’organismo, dà quindi uno stress alle difese cellulari e anticorpali e provoca una debilitazione che, se ci fosse un contatto, può favorire il virus.