L’Italia destina alle infrastrutture di trasporto appena lo 0,5% del prodotto interno lordo, quasi la metà rispetto ai maggiori partner europei come Gran Bretagna (0,9%), Francia (0,9%) e Germania (0,8%), in base ai più recenti dati disponibili (2021), mentre la Spagna (0,5%) è in linea con noi. Dal 2010 al 2020 l’Italia ha speso per la costruzione e manutenzione di infrastrutture di trasporto circa 98,3 miliardi di euro. Gli investimenti hanno superato i 227 miliardi di euro in Germania, 223 in Francia e 186 in Gran Bretagna. Solo la Spagna ha fatto meno con 90 miliardi di euro.
È quanto emerge dal Rapporto “Sussidiarietà e… governo delle infrastrutture”, realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà (FPS), che sarà presentato domani, 7 novembre, in Unioncamere a Roma con l’intervento di Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il PNRR e Graziano Delrio, già Ministro delle Infrastrutture. Il Rapporto sarà presentato da Lanfranco Senn, Professore emerito di Economia regionale all’Università Bocconi di Milano. Intervengono Andrea Prete, Presidente di Unioncamere, Giovanni Azzone, Presidente Fondazione Cariplo, Veronica Pamio, Vice President External Relations & Sustainability di Aeroporti di Roma, Manuela Rocca, Direttrice Generale Aggiunta di TELT, Michelangelo Suigo, Direttore Relazioni Esterne, Sostenibilità e Comunicazione INWIT e Giovanni Andrea Toselli, Presidente e Amministratore Delegato di PWC Italia. Modera Paola Garrone, Professoressa di Economia d’impresa e industriale al Politecnico di Milano. Conclude Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà.
L’Italia è in coda nelle risorse per i progetti (indice 49 su 100) e nei processi di selezione e gestione dei fornitori (48), ma è al primo posto fra i maggiori paesi europei per la “visione strategica” nella realizzazione delle infrastrutture pubbliche (58). La “visione strategica” si basa su indicatori quali la capacità di pianificazione e coordinamento, il consenso politico, il coinvolgimento dei diversi soggetti e il monitoraggio. “L’investimento in infrastrutture di qualità e nella loro gestione deve fare i conti con problemi quali la sostenibilità, il consumo di suolo e il coinvolgimento delle realtà locali”, osserva Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, “ma bisogna superare la contrapposizione tra Stato centrale, amministrazioni locali e società civile e perseguire una vera cultura della sussidiarietà che consiste nel dialogo continuo tra diversi livelli di governo e tra questi e le comunità locali. In sintesi per raggiungere obiettivi che interessano il bene comune, le reti di cui ha bisogno l’Italia devono essere realizzate pensando a una prospettiva di lungo periodo, e coinvolgendo i territori e i corpi intermedi”.
Il Rapporto prende in esame la mobilità, l’energia, le risorse idriche e le telecomunicazioni. Lo studio ha l’obiettivo di verificare quanto “l’approccio sussidiario sia utile a cambiare contenuto e metodo dello sviluppo sostenibile” in questo settore. La cultura della sussidiarietà, infatti, introduce una dimensione di “responsabilità diffusa” per il bene comune, mettendo al centro il dialogo costruttivo tra comunità locali e amministrazioni centrali. Ci sono 5 fasi chiave da considerare: programmazione, progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione. Con il dialogo e il coinvolgimento dei vari soggetti si migliorano i progetti e si snelliscono i processi. La chiave del successo è la sussidiarietà, sia verticale (i diversi livelli di governo) che orizzontale (i vari soggetti e il terzo settore).
“La connessione è oggi la chiave di volta della nostra vita, nel lavoro e nel tempo libero”, afferma Graziano Delrio, deputato, già Ministro delle Infrastrutture, “L’Italia deve rafforzare i suoi collegamenti internazionali e le sue reti interne, nella mobilità nazionale e locale. Serve un lavoro paziente e serio, un lavoro collettivo, che tenga uno sguardo largo sul Paese, non solo sulle infrastrutture. Le connessioni, la mobilità, le infrastrutture, non sono una questione a sè stante, sono collegate al protagonismo della società, allo sviluppo della società. Il Paese deve imparare a cooperare, a fare sistema”.
“Il contributo delle Camere di commercio”, afferma Andrea Prete, Presidente di Unioncamere, “può essere considerato un modello di sussidiarietà in campo infrastrutturale. Oltre a detenere moltissime partecipazioni in infrastrutture strategiche per il Paese, le Camere svolgono anche il ruolo di soggetto facilitatore del confronto. Ne è un esempio il Libro bianco sulle priorità infrastrutturali, nel quale Unioncamere e Uniontrasporti hanno individuato le 256 opere ritenute essenziali dalle imprese italiane”.
“La storia di Aeroporti di Roma testimonia il valore e l’importanza del principio di sussidiarietà, quando ben calibrato. Dalla privatizzazione del 2012, con la stipula del nuovo contratto di programma, per Aeroporti di Roma inizia una nuova fase che, attraverso una virtuosa interazione tra pubblico e privato, ha portato ADR a diventare la prima azienda del Lazio ed eccellenza italiana, con riconoscimenti internazionali, tra cui il miglior hub d’Europa per sei anni consecutivi”, afferma Veronica Pamio, Vice President External Relations & Sustainability di ADR.
“La Torino-Lione ha dimostrato che per progettare un’infrastruttura sostenibile serve un “luogo del dialogo”: l’Osservatorio ha riunito per la prima volta tecnici e amministrazioni locali arrivando a un nuovo progetto condiviso. Un approccio che oggi si è concretizzato in cantieri con oltre 2.500 persone al lavoro e programmi binazionali in settori chiave, come la sicurezza sul lavoro, l’accompagnamento territoriale, l’ambiente e la legalità, che rendono l’opera un laboratorio di buone pratiche al centro dell’Europa”, sostiene Manuela Rocca, Direttrice Generale Aggiunta di TELT.
“Continuiamo ad investire per la transizione digitale e per abilitare il 5G nel Paese, a supporto degli operatori di telecomunicazione”, dichiara Michelangelo Suigo, Direttore Relazioni Esterne, Comunicazione e Sostenibilità di INWIT, “Quest’anno abbiamo 250 milioni di euro di investimenti in infrastrutture digitali e condivise con un business model intrinsecamente sostenibile che consente maggiore efficienza economica, industriale e ambientale. È ora necessario che le rilevanti semplificazioni adottate a livello nazionale vengano recepite appieno a livello locale, al fine di evitare ritardi nella realizzazione”.