GOVERNO NON RITIRA L’EMENDAMENTO SULL’INGIUSTA DETENZIONE
In un periodo di già forte turbolenza tra Governo e magistratura (per il caso dei migranti in Albania sul Decreto “Paesi sicuri”), la riforma della Corte dei Conti – la pdl Foti – vede al suo interno un emendamento presentato dal deputato Enrico Costa (ex Azione, passato a Forza Italia) sul tema chiave dell’ingiusta detenzione. In sostanza, la maggioranza vorrebbe rendere obbligatoria la comunicazione alla Corte dei Conti sulle sentenze di “accoglimento” delle varie domande di ingiusta incarcerazione e detenzione, con successiva richiesta di danni allo Stato.
Il motivo è stato spiegato dallo stesso Costa, si vuole portare i giudici contabili ad una valutazione sull’eventuale sanzione da comminare contro chi quegli arresti ingiusti li ha ordinati e permessi: si tratta della storica battaglia del Centrodestra garantista contro gli errori giudiziari, che passa ora all’interno dell’emendamento Costa già contestato dal Centrosinistra e dai media come “Fatto Quotidiano” e “La Repubblica”. Come ha aggiunto Enrico Costa, l’ingiusta detenzione – se venisse confermata – è giusto che sia a quel punto il giudice a risarcirla: alla vigilia della discussione in Commissione Giustizia alla Camera, prevista per martedì 12 novembre 2024, nell’emendamento presentato settimane fa sulla riforma delle disposizioni in Corte dei Conti si legge che il «provvedimento irrevocabile che accoglie la domanda di risarcimento danni venga comunicato al competente procuratore generale della Corte dei conti». Il tutto, si legge ancora, ai fini dell’avvio eventuale del «procedimento di responsabilità».
CORTE DEI CONTI CONTESTA LA RIFORMA, MA SUGLI ERRORI GIUDIZIARI IL CENTRODESTRA TIRA DRITTO
Da settimane i gruppi parlamentari del Pd, M5s e Sinistra Italiana contestano l’emendamento Costa sull’ingiusta detenzione spiegando come si esponga il rischio di un «attacco intimidatorio ai magistrati»: secondo il deputato dem Walter Verini, la responsabilità civile del magistrato davanti ad un proprio errore esiste già in caso di colpa grave o dolo, «far pagare lui per errori, anche oggettivi» rischia di supinare come un «stai attento, chi te lo fa fare?». Al collega Verini ha risposto, tramite le colonne del “Corriere della Sera”, lo stesso Costa motivando il perché la maggioranza ha deciso di non ritirare l’emendamento dalla discussione in Commissione sulla riforma della Corte dei Conti.
Per il parlamentare forzista, in qualsiasi responsabilità ed errore di altri decisori pubblici come sindaci o politici nazionali, porta obbligatoriamente la Corte dei Conti ad indagare in merito, «perché non avviene anche per un magistrato?». I numeri sono spesso uno specchio utilissimo per comprendere da vicino determinate problematiche reali: e così davanti ad 8 condanne di risarcimento civile contro magistrati in 12 anni, corrispondono circa 31.175 ingiuste detenzioni dall’epoca di Tangentopoli fino al 2023. Non solo, indennizzato è stato solo il 23% delle vittime di errori giudiziari, un indegno esito che necessità di un cambio di passo deciso secondo il parlamentare Costa. Se da un lato la Corte dei Conti, nelle vesti del suo presidente Guido Carlino, contesta l’impianto della riforma Foti presentata dalla maggioranza, sul fronte dell’ingiusta detenzione ravvisa comunque da anni il problema ingente dei risarcimenti: la mancata trasmissione degli atti è nodo ancora insoluto, con spesa di quasi un miliardo di euro in 30 anni per gli effettivi risarcimenti civili. Secondo Costa lo Stato, quando riesce e quando l’iter funziona correttamente, paga il risarcimento dovuto senza però l’obbligo di trasmettere alla Corte dei Conti il fascicolo così da comprendere l’eventuale errore grave del magistrato: «non c’è chi sia chiamato a valutare se dietro l’ingiusta detenzione vi sia stata una responsabilità del magistrato», ha aggiunto il parlamentare.