Il mondo della magistratura rischia di essere travolto da un altro scandalo. Se non bastavano i casi Di Matteo e nomine Dap, eccone un altro. Bisogna partire dall’audizione di Nino Di Matteo davanti alla Commissione nazionale antimafia. Parlando del processo sulla trattativa Stato-mafia riemerge la vicenda di quando i pm di Palermo andarono a interrogare l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Di Matteo ha tirato in ballo Antonio Ingroia, che all’epoca era alla procura di Palermo. «Disse che a Roma aveva incontrato un noto giornalista, il direttore di un noto quotidiano, che gli aveva detto che dal Quirinale volevano sapere se c’era la possibilità di un qualche contatto con la procura di Palermo, per risolvere questa situazione. E in quel caso il punto di collegamento poteva essere sperimentato dal dottor Luca Palamara». Il giornalista in questione è Ezio Mauro, che ha smentito tutto. Invece Ingroia ha confermato tutto. A La Verità racconta di un incontro nel quale gli avrebbe detto di aver parlato con Napolitano, il quale gli chiese «di parlare con qualcuno della Procura per vedere se si poteva trovare una soluzione ed evitare il conflitto di attribuzione».
INGROIA SU NAPOLITANO E L’INCONTRO CON EZIO MAURO
In quell’occasione, racconta Antonio Ingroia a La Verità, disse a Ezio Mauro che «noi potevamo solo applicare la legge». Il giornalista rispose che era stato semplicemente incaricato di chiedergli se poteva farlo contattare da qualcuno per ragionare «ad una soluzione tecnica alternativa a quella che eravamo pronti ad adottare». L’allora direttore di Repubblica gli fece tre nomi: l’allora ministro della Giustizia Paola Severino, il presidente di Anm Luca Palamara e la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. «Mi disse scelga lei. Risposi: “Palamara lo escluderei, visto che non lo conosco e ha preso posizioni contro di noi; il Guardasigilli potrebbe causare un cortocircuito istituzionale; la Finocchiaro la conosco e non ho niente in contrario”». Ma qualche settimana dopo il conflitto si inasprì e Ingroia fu richiamato da Mauro, il quale ora parla solo di «una visita di Ingroia quando ero direttore della Repubblica e un colloquio su varie vicende. Ricordo anche un interesse di Ingroia a trovare un canale di comunicazione con il Quirinale».
Luca Palamara, dal canto suo, ha riferito ai suoi difensori di non c’entrare nulla con questa presunta ambasciata. E, come riportato da La Verità, ha suggerito di approfondire la nomina del procuratore di Palermo Franco Lo Voi per scoprire un capitolo ancora segreto collegato alla trattativa stato-mafia. «Non feci vincere Lari. Era un modo per far vincere Lo Voi. E chi è che aveva interesse? Pignatone. Questa è la vera storia che prima o poi racconterò nei dettagli». Quel Pignatone che La Verità ricorda essere ex procuratore di Roma molto legato a Giorgio Napolitano.