Il blocco licenziamenti introdotto dal Governo all’inizio della pandemia di coronavirus è servito a evitare il peggio. La conferma arriva dall’analisi dell’Inps sugli effetti del Covid sul mercato del lavoro nei primi cinque mesi di quest’anno. Secondo quanto rilevato, le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati da gennaio a maggio sono state meno di 1,8 milioni (1.795.000). C’è stata, dunque, una contrazione molto forte, pari al 43 per cento, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ciò ovviamente a causa dell’emergenza legata al Covid-19 e alle conseguenti restrizioni, con le ricadute sulla produzione e sui consumi. La contrazione è stata particolarmente negativa nel mese di aprile, quando si è registrato un -83 per cento, mentre il mese successivo c’è stato un miglioramento (-57%). La contrazione comunque ha riguardato tutte le tipologie contrattuali, ma particolarmente i contratti a termine: stagionali, intermittenti, somministrati, a tempo determinato. In calo anche le trasformazioni da tempo determinato: sono risultate 229mila, quindi c’è stato un calo del 31 per cento, del 43 per quanto riguarda solo il mese di maggio.



INPS, COVID E LAVORO: CROLLO ASSUNZIONI NEL 2020

A proposito della contrazione riguardante le trasformazioni da tempo determinato, va tenuto conto del fatto che nel corso del 2019 il volume delle stesse era risultato eccezionalmente elevato anche a causa dell’impatto causato dalle normative legate al Decreto Dignità. Comunque nel complesso, spiega l’Osservatorio Inps, le cessazioni sono state 1.972.000, in calo rispetto allo stesso periodo. Le minori cessazioni hanno riguardato i contratti a tempo indeterminato (-47%), ma questa tendenza va ricondotta all’introduzione del divieto di licenziamento per ragioni economiche, avvenuta il 17 marzo con il Decreto “Cura Italia”. Il saldo annualizzato, cioè la differenza tra flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi 12 mesi, è diventato negativo a febbraio (-28mila) ed è poi velocemente peggiorato a causa del crollo dell’attività produttiva per l’emergenza Covid, passando quindi a -279mila a marzo e arrivando a fine maggio a quota -742mila posizioni di lavoro rispetto al 31 maggio dell’anno scorso.

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