Oggi nelle sedi di Milano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore si è tenuto il convegno ‘Obbiettivo inclusione‘ durante il quale i numerosi ospiti hanno tracciato la strada sul futuro del sistema INPS presentando anche il 23esimo rapporto annuale sulle prestazioni assistenziali offerte nel corso del 2023 dall’istituto di previdenza sociale: presenti sul palco la rettrice dell’università milanese Elena Beccalli e il presidente regionale Attilio Fontana che hanno porto i loro saluti, lasciando poi spazio a Matteo Zuppi (presidente delle CEI), Francesco Chelli (presidente INPS), Silvia Rovere (presidente Poste italiane) e Giorgio Vittadini (presidente Fondazione per la Sussidiarietà); mentre Gianfranco Santoro e i docenti Alessandro Rosina, Claudio Lucifora e Elena Marta hanno commentato il rapporto annuale sull’istituto.
Partendo proprio da qui, è interessante notare che fino ad oggi l’INPS ha aiutato più di 3 milioni di lavoratori tra le integrazioni reddituali per la disoccupazione e quelle salariali per la sospensione aziendale, senza dimenticare le 4 milioni di prestazioni assistenziali e di invalidità civile offerte ai cittadini in gravi condizioni di fragilità; mentre nel primo trimestre del 2024 sono stati circa 695 mila i nuclei familiari (ovvero 1,67 milioni di persone) che hanno ottenuto l’Assegno di Inclusione, unitamente ai 6,2 milioni di nuclei familiari beneficiari dell’Assegno Unico e Universale.
Il futuro dell’INPS immaginato durante l’evento milanese
“L’INPS funge da snodo centrale di un sistema articolato di prestazioni e servizi sociali – ha spiegato il presidente Gabriele Fava sul palco milanese – per rispondere alle esigenze dei lavoratori (..), delle imprese, delle donne, delle famiglie e dei pensionali” fornendo l’importante garanzia di un “accesso tempestivo e sicuro a tutele [economiche] fondamentali“; ragionando poi sul centrale ruolo che può avere l’immigrazione nel sostenere “richieste e fabbisogno del tessuto produttivo” se si procedesse a quella che definisce “un’auspicabile integrazione qualificata“.
Dal conto suo, il Cardinale Matteo Zuppi ha ricordato che a causa della “preoccupante povertà cronica” l’INPS può e deve assumere “un ruolo fondamentale attraverso le prestazioni di inclusione sociale” attivando dei veri percorsi di “welfare generativo” superando l’approccio basato sulla “mera gestione delle risorse pubbliche e sul pagamento delle pensioni” per creare “un sistema centrato sulla personalizzazione delle prestazioni” andando incontro “alle reali esigenze delle persone” che passano attraverso un imprescindibile “dialogo intergenerazionale“.
“Viviamo un’epoca caratterizzata da forti polarizzazioni, povertà e marcato individualismo – spiega, invece, Elena Beccalli –, dove a pagare il prezzo più alto sono le componenti più fragili della società“, sintomo della necessità di “rivedere il modello di welfare state” che da solo non è più sufficiente ad “affrontare le (..) disuguaglianze“, auspicando un futuro in cui grazie all’INPS si arrivi ad una “welfare society” con l’importante – e spesso ignorato – supporto del “terzo settore” per creare un “modello di welfare (..) produttivo“.
“Le dinamiche demografiche del nostro Paese sono chiare – ha messo subito in chiaro nel suo intervento all’evento INPS il presidente ISTAT Francesco Maria Chelli –, c’è un progressivo invecchiamento dovuto alla denatalità e una riduzione della popolazione” aprendo ad un’importante “sfida senza precedenti” che può essere vinta solamente grazie “all’inclusione, con più partecipazione e una maggiore permanenza nel mercato del lavoro” fondamentale per la tenuta del “nostro welfare“.
Concludendo la prima fase dell’evento INSP – invece – Giorgio Vittadini ha ricordato che “la metà della spesa sociale è per gli anziani (..) erogata da tanti enti che non si parlano con forti disuguaglianze territoriali” e senza che sia mai tirato in ballo “il terzo settore nella coprogettazione” immaginando il futuro di un istituto che sappia “costruire un nuovo welfare” che parta proprio dalla “collaborazione stretta con il terzo settore“.
Il commento dei docenti della Cattolica al rapporto annuale dell’INPS
La palla dell’evento INPS milanese – poi – è passata ai tre docenti citati in apertura che hanno commentato il rapporto annuale partendo dalle parole di Alessandro Rosina secondo il quale “politiche familiari, migratorie, di contrasto agli squilibri generazionali e di genere, devono essere integrate tra di loro” in una vera e propria “visione sistemica” che sappia trascinare “le politiche di sviluppo del paese” riducendo “le diseguaglianze sociali e territoriali“.
“Nei principali paesi sviluppati – ha spiegato subito dopo Claudio Lucifora –, il ciclo di vita delle persone è accompagnato da una serie di servizi, da indennità, sussidi, che li segue dalla nascita alla morte” nel cosiddetto welfare state “che serve ad assicurare dagli eventi avversi” e dalle condizioni di fragilità cronica: un ruolo che in Italia “è svolto e assolto dall’Inps, che gestisce una serie di prestazioni previdenziali e socio-assistenziali” atte a “ridurre le diseguaglianze“.
Infine, Elena Marta ha ricordato che “dalle evidenze empiriche di ricerca emerge (..) una grande attenzione alla necessità di costruire un nuovo dialogo tra le generazioni” in una vera e propria “dinamica di scambio e arricchimento reciproco che possa valorizzare quanto viene portato dai giovani” superando il “rapporto asimmetrico di ‘capo-sottoposto’“.