Uno studio condotto in Danimarca ha evidenziato che l’inquinamento da combustibili fossili potrebbe essere la causa del tasso sempre più elevato di infertilità nel mondo. Nel periodo successivo all’industrializzazione, infatti, si è registrato un crollo delle nascite. Gli esperti, secondo quanto riportato dal The Guardian, hanno dunque avvertito la popolazione in merito al fatto che che la tendenza in questione potrebbe portare a uno squilibrio demografico con troppo pochi giovani per sostenere le generazioni più anziane. È per questa ragione che vanno al più presto individuate le origini del problema.
La ricerca si basa sui dati relativi alla Danimarca, dove un bambino su dieci ad oggi nasce attraverso la fecondità assistita e oltre il 20% degli uomini non hanno figli, ma essi sono estendibili anche a diversi altri Paesi. I problemi più comuni sono cancro ai testicoli, sperma e qualità degli ovociti insufficiente. Inoltre, si registra una sempre più prematura pubertà nelle giovani donne e sempre più malformazioni congenite tra i neonati di sesso maschile. Il crollo della natalità, dunque, non è esclusivamente un fenomeno economico e socioculturale relativo alla disponibilità dei metodi contraccettivi e alla possibilità di abortire, bensì anche biologico.
Inquinamento causa infertilità? L’esito dello studio danese
Lo studio danese ha dimostrato che la causa dell’infertilità potrebbe essere l’inquinamento da combustibili fossili. L’esposizione ambientale a questi ultimi è stata avviata nel corso della rivoluzione industriale e potrebbe avere avuto non pochi effetti negativi sulla salute della popolazione. Gli scienziati hanno infatti rilevato la presenza di tali sostanze nel sangue, nelle urine, nello sperma, nella placenta e nel latte materno delle persone, nonché nel loro tessuto adiposo.
Il problema, come riportato dal The Guardian, è che diversi inquinanti presenti nei combustibili fossili sono interferenti endocrini, nel senso che interferiscono con i sistemi ormonali del corpo e hanno un effetto negativo sulla salute riproduttiva. “Sappiamo da numerosi studi sperimentali sugli animali che plastica, sostanze chimiche e così via possono causare problemi nella riproduzione animale. Non possiamo fare tali studi sull’esposizione negli esseri umani, che non sarebbe etico, ma sappiamo abbastanza dagli studi sugli animali per essere preoccupati”, ha confermato il dottor Niels Erik Skakkebæk, professore all’Università di Copenaghen nonché principale autore dello studio.