Che l’inquinamento da smog generi tumori, purtroppo, non è una novità assoluta, tanto che da 9 anni a questa parte il particolato atmosferico rientra nel novero dei cancerogeni certi per gli esseri umani catalogati dall’International Agency for Research on Cancer di Lione, l’agenzia dell’Organizzazione Mondiale di Sanità. Cosa era invece emerso di meno fino a questo istante è che a farne le spese potrebbero essere specialmente i polmoni dei non fumatori, i quali sembrano esposti maggiormente a sviluppare un carcinoma polmonare non a piccole cellule, la forma più frequente di questo tipo di cancro.
Un nuovo studio condotto da ricercatori britannici e presentato durante il congresso della Società Europea di Oncologia in corso a Parigi ha rilevato diversi meccanismi – scatenati proprio dall’inquinamento – che parrebbero essere in grado di favorire la formazione di tumori in persone che non hanno mai fumato in vita loro. “Quello al polmone è ancora oggi il tumore più letale in Italia e, con 41mila nuovi casi annui, è uno dei più frequenti – ha dichiarato sulle colonne del ‘Corriere della Sera’ Silvia Novello, ordinario di Oncologia medica all’Università di Torino e responsabile dell’Oncologia polmonare al ‘San Luigi Gonzaga’ di Orbassano –. Per prevenirlo perché basterebbe non fumare, visto che l’85% dei casi è dovuto al tabacco, anche se un caso su cinque riguarda i non tabagisti”.
INQUINAMENTO AUMENTA RISCHIO TUMORI NEI NON FUMATORI: LO STUDIO INGLESE
In effetti, statistiche alla mano, il 15-20% delle persone che si ammala di tumori ai polmoni non fuma ed ecco che, in questo contesto, l’inquinamento atmosferico gioca la sua parte, insieme, ha aggiunto novello a “radon, asbesto o amianto, metalli pesanti (quali cromo, cadmio e arsenico). Ed è ancora troppo sottovalutato il ruolo del fumo di seconda mano, che invece fa lievitare il pericolo: in Italia i fumatori passivi sono ancora molti, un fatto gravissimo soprattutto per i bambini”.
In base a quanto riscontrato nel nuovo studio, ha spiegato l’autore principale, Charles Swanton, “le stesse particelle inquinanti trovate nell’aria e derivanti dai combustibili fossili che stanno provocando cambiamenti climatici disastrosi hanno un impatto anche sulla salute degli esseri umani. I nostri dati sono basati sia su persone sia su indagini di laboratorio e provano che l’incremento nell’esposizione alle polveri sottili (particolato 2,5) è collegato a un aumento del rischio di carcinoma polmonare non a piccole cellule con mutazione genetica del gene EGFR”.