Per l’inquinamento da plastiche tra vent’anni gran parte delle coppie non riuscirà ad avere figli. È quanto emerge dall’ultimo saggio (“Count Down”) di Shanna H. Swan, secondo cui le plastiche chimiche stanno provocando un declino drastico nella fertilità. Nel libro sono riportati analisi e dati scientifici. Non solo il numero di spermatozoi diminuisce, ma i neonati stanno sviluppando con più frequenza anomalie genitali, mentre nelle donne adulte si registrano una maggiore incidenza di aborti spontanei. Secondo l’epidemiologa del Mount Sinai Medical Center di New York ritiene che “di questo passo, entro il 2045 la maggioranza delle coppie dovrà ricorrere a tecniche di gravidanza assistita per riuscire ad avere figli”. Ma non è l’unica conseguenza: “Ci sono prove evidente che anche il rischio di aborto spontaneo è in crescita a tutte le età”. Il problema è rappresentato dalle sostanze che interferiscono o imitano gli ormoni sessuali del corpo, al punto tale da “ingannare” il corpo che crede di non aver bisogno di produrre naturalmente quegli ormoni.



Questo è il caso degli ftalati, usati per rendere la plastica morbida e flessibile e per produzione, lavorazione e confezionamento degli alimenti. Loro sono gli imputati principali, perché diminuiscono la produzione di spermatozoi negli uomini, invece nelle donne abbassano libido e incrementato rischio di aborti o parti prematuri. Nel mirino anche il bisfenolo usato per indurire la plastica, che si trova nel rivestimento di alcuni contenitori di cibo in scatola. Siccome imita gli estrogeni, è rischioso per la fertilità delle donne. Ma altre sostanze pericolose sono pesticidi come atrazina e altri ritardanti di fiamma.



INFERTILITÀ, GLI INTERFERENTI ENDOCRINI

Il rischio degli interferenti endocrini riguarda anche la formazione del feto. Nei feti maschi, infatti, possono causare anomalie fisiche, che sono sempre più diffuse. Ma possono raggiungere le cellule germinali da cui si formeranno nel feto femmina le uova che dovrebbero poi permetterle da donna di procreare. Il problema riguarda anche l’Italia. Secondo uno studio della Società di andrologia, c’è stata una riduzione globale degli spermatozoi di circa il 30 per cento rispetto a 25 anni fa. “Un nostro studio ha registrato che dov’è più alta la concentrazione di Pfas, come in Veneto, la distanza nei ventenni è ridotta, così come il volume dei testicoli e la lunghezza del pene”, ha dichiarato al Corriere l’ex presidente Carlo Foresta, professore di endocrinologia all’Università di Padova. In Europa è stato fatto qualche passo avanti per bandire questi interferenti endocrini. La Commissione Ue vuole aggiornare il regolamento REACH del 2006. Sulla carta prevede restrizioni severe e limiti nel loro uso.



Ma il ministero della Salute avverte: “Non ci sono ancora criteri condivisi a livello internazionale ed europeo che permettano la loro individuazione”. A ottobre Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue, ha annunciato l’eliminazione graduale dai prodotti di consumo agenti che hanno proprietà di interferire col sistema ormonale come ftalati e bisfenoli. Ma come evitarle nel frattempo? Secondo il New York Times, bisogna evitare di cuocere i cibi al microonde in contenitori di plastica ed evitare pesticidi, tabacco, polvere, deodoranti per l’ambiente, le tende della doccia fatte in plastica.