Recentemente, nell’ambito del suo Green Deal, l’Unione Europea ha proposto una legge contro l’inquinamento del suolo, seguendo la spinta di diverse associazioni ambientaliste e aziende. Già a marzo, infatti, la ONG WWF e le aziende Nestlé e Unilever avevano chiesto a Bruxelles di prevedere dei vincoli e degli obiettivi chiari per fermare il prima possibile il degrado del suolo, fondamentale nell’ecosistema terrestre e per lo stesso raggiungimento degli obiettivi green. Tuttavia, la legge contro l’inquinamento del suolo presentata e visionata in anteprima dal Financial Times, presenterebbe numerosi buchi e problemi, di fatto non fissando alcun obiettivo utile alla salvaguardia dei terreni.



La legge contro l’inquinamento del suolo e le critiche

Insomma, l’appello a dotarsi di una legislazione per frenare l’inquinamento del suolo risale ormai a diversi mesi fa, mentre sembra che Bruxelles abbia deciso solamente ora di dargli ascolto. Secondo le richieste il piano avrebbe dovuto prevedere vincoli ed obiettivi precisi e specifici, ma la realtà dei fatti sarebbe ben diversa. Infatti, il Financial Times spiega come la Commissione ha previsto che i rilevamenti sul suolo dovranno essere fatti autonomamente dagli Stati, prestando attenzione ad un elenco di inquinanti.



Il problema dietro all’inquinamento del suolo è che, se non curati, i terreni sono più esposti a siccità, incendi e insicurezza alimentare, e questo rischio, riporta la Commissione, riguarderebbe il 60/70% dei terreni comunitari. A livello di costi, le stime secondo la Commissione sarebbero “altamente incerte”, parlando di circa 2 miliardi per la sola individuazione dei terreni a rischio, con un totale complessivo tra i 28 e i 38 miliardi all’anno, che tuttavia se comparati ai benefici non sarebbero eccessivi. Secondo l’eurodeputata tedesca Lillian Busse, la legge contro l’inquinamento del suolo non è sufficiente perché non presenta “misure vincolanti”, mancando anche dei requisiti di monitoraggio basilari, sottolineando che è lasciata carta bianca ai singoli stati per la decisione di monitorare (e quando farlo) i suoli.

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