Il Governo di Giorgia Meloni ha in programma di emanare un bando di concorso per mettere in ruolo gli insegnanti di religione per l’inizio del 2024. L’ultimo, come riportato da La Verità, era stato vent’anni fa. Nel 2004, per l’impegno dell’allora ministra Letizia Moratti, la quale con la sua legge dispose che la procedura dovesse ripetersi ogni 3 anni. Da allora, tuttavia, ciò non è mai avvenuto.



Tutti i governi successivi, da Letta a Renzi, da Draghi e Conte, non si sono mai realmente interessati alla questione, mentre adesso con Meloni sembrerebbe essere diverso. Il condizionale è d’obbligo, dato che i diretti interessati, che possiedono dei regolari titoli accademici in teologia acquisiti nelle varie università pontificie del Paese, temono che anche questa volta i discorsi possano concludersi con un nulla di fatto. In totale sono ben 14.000 quelli ancora non inquadrati, che da anni aspettano di potere partecipare al concorso fantasma. È da capire se questa sarà la volta buona.



Insegnanti di religione, ci sarà il concorso: bando a inizio 2024, la posizione dello Snadir

“Il nostro impegno continua sempre con maggiore forza e vigore”, ha commentato Orazio Ruscica, segretario nazionale dello Snadir, il piccolo sindacato degli insegnanti di religione. Per molto tempo si è discusso, in tal senso, della possibilità di abolire questa materia (non ritenendo più sufficiente il renderla, oltre che facoltativa, anche sempre più riferita al pluralismo religioso in modo da assecondare anche atei e non cattolici), ma i rappresentanti non ci stanno e sottolineano che essa fa bene alla scuola italiana, che non può privarsi di una disciplina sintesi e dei suoi imprescindibili valori educativi.



La priorità dunque secondo il sindacato è quella di “assicurare ai docenti un piano straordinario di assunzioni che riconosca la grande forza educativa dell’Irc” e accolga, dopo 20 anni di attesa, le “legittime richieste dei docenti precari”, garantendo loro una nuova prospettiva di “stabilizzazione del posto di lavoro”.