L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità è una delle problematiche più dibattute all’interno del mondo della scuola. Per assicurare la piena integrazione occorrerebbe agire su un duplice fronte, che, purtroppo, nella scuola italiana spesso vien meno: la continuità didattica degli insegnanti e l’assunzione di docenti di sostegno specializzati. E intanto ancora si attende la riforma annunciata dal Ministro Valditara e mai messa in atto.



Come riporta il Corriere della Sera, nel riportare i dati di Tuttoscuola, un anno fa Giuseppe Valditara annunciava: “Intendo avviare una riforma del sostegno, serve una legge altrimenti sono solo chiacchiere”. A distanza di oltre un anno dov’è questa riforma? I numeri emersi dagli ultimi dati Istat vedono i docenti di sostegno, compresi quelli in deroga, saliti (ultimi dati 2022/23) a 220.204. Ma stando alle prime stime della rivista di Giovanni Vinciguerra lo strabiliante aumento di questi docenti, che nel gennaio 2017 erano 137.501, non avrebbe sanato il problema più grave. Vale a dire la continua girandola di insegnanti imposta ai bambini e ai ragazzi più fragili ad ogni anno scolastico.



SOSTEGNO, IL PROBLEMA DELLA SPECIALIZZAZIONE DEGLI INSEGNANTI

La denuncia sul problema dei prof di sostegno arriva soprattutto da parte di chi è direttamente coinvolto, come Stefano Belisari, all’arte Elio delle Storie Tese, padre di un ragazzo autistico in nome del quale dà battaglia da anni: “Il problema è questo: gli insegnanti davvero preparati sul caso specifico di “quel” bambino, “quello” studente, sono pochissimi. Eppure la scuola è centrale. E non è vero che ci sono casi in cui è “inutile” . È sempre e comunque fondamentale.

E allora “vista la carenza cronica di candidati con le carte in regola“, spiegano bene Gianna Fregonara e Orsola Riva nel loro libro ‘Non sparate sulla scuola’ edito da Solferino, “il ministero è stato costretto a regolamentare un nuovo tipo di insegnante pronto per l’uso attraverso il meccanismo della Mad, la messa a disposizione: si tratta di studenti universitari o professionisti senza alcuna specializzazione, che in ultimissima istanza, quando i presidi non hanno trovato proprio nessuno, possono essere temporaneamente assunti come tappabuchi. Le scuole sono costrette a ricorrere alla Mad soprattutto per gli insegnanti di sostegno, perché quelli titolati sono pochissimi.” E tutto questo ruota intorno ad un altro problema: i pochi posti messi a bando per ottenere questa specializzazione, tramite il TFA, a fronte dell’elevato fabbisogno.



A CHI IMPUTARE LA COLPA?

Come fa notare il Corriere della Sera non per forza la colpa di tutta la problematica che circonda il sostegno scolastico va scaricata sull’attuale ministro dell’Istruzione, insediatosi a viale Trastevere solo nel 2022, quando il problema era già in aumento. Semmai ci si potrebbe appigliare ad una riforma, lanciata probabilmente come ‘buttade’ da Valditara, che avrebbe avuto lo scopo di risolvere questa situazione ma che ora sembra essere svanita nel nulla.

La prima denuncia di questo problema risale del resto a 7 anni fa, e già all’epoca i genitori di bambini, ragazzini e ragazzi più fragili chiedevano allo Stato un aiuto perché potessero essere accolti con cura e attenzione a scuola. Sette anni fa, dicono i dati, c’erano nelle statali (infanzia, elementari, medie e superiori) 7.816.408 studenti. Quest’anno 622 mila in meno: 7.194.400. Fatti i conti, se allora c’era un ragazzino fragile ogni 33,5 alunni, oggi ce n’è uno ogni 23,1. Eppure, a dispetto dello spropositato aumento dei docenti di sostegno “non sono ancora noti i dati dell’anno in corso, ma, stando così le cose, quella percentuale di discontinuità per gli alunni con disabilità potrebbe avere già superato il 60%.”