“Libertà di educazione”, rivista trimestrale fatta da e per docenti di ogni ordine e grado di scuola, esiste da più di trent’anni. E’ nata nell’autunno del 1976 per opera di giovani insegnanti, con una grande volontà di vivere la scuola e la professione da protagonisti.
Così scrive uno dei fondatori della rivista ricordando quei mesi:
“Dall’intensa esperienza di comunità vissuta nelle scuole e nelle università, era nato un popolo di giovani-adulti che si affacciava alla vita della famiglia, della professione, degli interessi e dei problemi culturali e sociali con una grande volontà di “presenza”. Una sola parola catalizzava tutta l’esperienza del passato, fondava il presente e metteva in posizione creativa nei confronti del futuro: la parola educazione”.
Una parola inscindibile rispetto a quell’altra: libertà; parole che diventavano grido in quel famosissimo slogan “Mandateci in giro nudi, ma non toglieteci la libertà di educare”.
Molti gli ostacoli culturali, politici e sindacali che si opponevano all’idea e alla pratica della libertà di educazione: l’ideologia del Sessantotto, lo statalismo paternalista, la cultura marxista allora egemone, il consumismo materialista, il laicismo dominante. Per chi portava avanti la rivista, il tema della libertà di educazione era e resta tuttora un’esperienza più che una parola. Per questo essa si configurava, e si caratterizza ancora oggi, come strumento di riflessione e di testimonianza sull’emergenza e le condizioni dell’educazione, sulla natura della professione docente, sui fattori e le forme dell’educare istruendo.
È stata (ed è) battaglia di tutto un movimento di insegnanti e genitori, che ha come suo strumento civile privilegiato l’Associazione DIESSE – didattica e innovazione scolastica, proprietaria della rivista “Libertà di educazione”; una battaglia fervida non soltanto di idee, ma anche di fatti e di opere, espressioni della grande tradizione educativa dei cattolici. Allora erano gli anni del “più società meno stato”, della raccolta firme per leggi di iniziativa popolare sulla riforma della scuola. Oggi sono i tempi tristi del nichilismo e del relativismo, tempi in cui difendere la libertà di educazione significa anche difendere nel dettaglio la vita e la dignità dell’uomo, ed operare perché la società superi la tentazione dell’omologazione e viva il rischio della convivenza e del confronto fra identità diverse. Non è più questione di alcuni giovani insegnanti, ma di professionisti della scuola consapevoli dell’urgenza di contribuire al rinnovamento di tutto il sistema scolastico italiano.
Per questo, dopo alterne vicende, “Libertà di educazione” quattro anni fa diventa “Quaderni di Libertà di educazione”. Dal lavoro dei soci di DIESSE esce ogni tre mesi un numero sui temi del “fare” lezione, del costruire scuola ed operare cultura, offrendo ipotesi di lettura dei diversi contesti scolastici e raccontando esperienze in atto.
Con questo spirito sono già 15 i numeri della nuova serie.
I titoli del 2005 (L’unità di apprendimento – Il portfolio – Costruire percorsi personalizzati – Il secondo ciclo del sistema educativo) dicono il sentiero intrapreso e i passi verso la meta, che è sempre la testimonianza della possibilità di costruire una scuola rischiando sulla libertà di educazione e comunicando un’esperienza dentro un’intelligente didattica delle discipline.
Su questa scia, l’anno successivo, la redazione si è misurata con la proposta del laboratorio (n.5) e la riforma dei licei (n. 6), ha voluto testimoniare, raccogliendo in due CD, per celebrare i trent’anni della rivista, le esperienze didattiche nate dentro il confronto critico con il testo “Il rischio educativo” di don Giussani per riaffermare che “Un’ altra scuola è possibile” (n.7) e perché ci sono tanti “Insegnanti all’opera” (n.8).
Nel 2007 la rivista ha raccontato proprio questo “essere all’opera insieme” per una scuola come comunità di persone, luogo e strumento di professionisti dell’insegnamento-apprendimento intenzionale, significativo e critico ( n.9-10-11). Il n. 12 ha documentato che il ruolo dell’insegnante è quello di un professionista in un’equipe di professionisti con il compito di educare insegnando e che non può essere concepito né in termini di monade autosufficiente o di precettore isolato, né di un funzionario con compiti esecutivi-burocratici, né di un tecnico facilitante apprendimento.
Nel 2008 Libertà di educazione ha riproposto in termini nuovi l’alleanza tra genitori e docenti, ricordando che un rapporto costruttivo tra scuola e famiglia è risorsa per la professione docente (n.13); ha messo in evidenza le ragioni, i problemi, le condizioni dell’educazione del cuore, che è ragione ed affettività, motore dell’apprendere e del conoscere, elemento tipico dell’essere uomini.(n.14)
Alla “Scuola liquida” (n.15) si è opposto l’impegno a costruire la scuola dell’“educare insegnando” che non può e non vuole negare la realtà, come meta di ogni educazione, e le discipline come punti di vista sul reale da proporre agli alunni con l’arte della didattica.
Il prossimo numero (16), intitolato “Un voto alle scuole”, affronta la valutazione esterna degli istituti scolastici e l’autovalutazione delle singole scuole. E’ un invito a considerare la scuola, in cui si insegna, un’espressione del proprio lavoro, un ambiente da costruire e vivere da protagonisti insieme a tutti i soggetti vivi della società, amanti dell’educazione e della libertà.