E’ in uscita il numero 16 de “I quaderni di libertà di educazione” intitolato “Un voto alla tua scuola”. In questo numero della rivista vengono proposti interventi di alcuni protagonisti della scuola (genitori, insegnanti, dirigenti, ricercatori) sulla valutazione dei singoli istituti.
Non si affronta la valutazione del sistema scolastico in quanto tale, ma la pratica valutativa della singola scuola consapevole della necessità di ricevere e darsi un voto e soprattutto di saper rendere conto di quello che compie in relazione ai propri fini e alle legittime aspettative dei propri utenti.
La valutazione della scuola (nelle forme dell’autovalutazione e della valutazione esterna) cammina con l’affermarsi progressivo dell’autonomia delle stesse.
Le riforme dell’autonomia scolastica sono fortemente collegate sia ad un movimento di decentralizzazione politica che di valutazione della qualità dei servizi forniti: in questo modo al controllo procedurale tradizionale si affianca (o si sostituisce) la valutazione dei risultati.
Data la forte variazione, nei paesi europei, delle logiche istituzionali dell’autonomia scolastica e delle organizzazioni politiche generali, ne risulta una molteplicità di modelli di accountability degli istituti scolastici. Possono essere distinti tre principali schemi di organizzazione.
In un primo caso, largamente maggioritario, sono le istanze tradizionalmente responsabili della valutazione degli attori del sistema educativo – degli insegnanti in particolare – che si sono viste attribuire questa nuova funzione di controllo. Nella maggioranza dei paesi europei, sono le autorità educative superiori – il più delle volte attraverso i corpi ispettivi – ad essere responsabili della valutazione delle scuole in questi nuovi contesti di autonomia. In Germania, come in Spagna e in Austria, sono gli ispettorati afferenti alle autorità educative superiori – rispettivamente i Länder e le Comunità autonome – che valutano le scuole. Nel Regno Unito (Inghilterra), è un ispettorato potente – l’Ofsted (Office for Standards in Education, Children’s Services and Skills) – i cui poteri sono stati accresciuti ed è stata rafforzata la sua indipendenza nei confronti del Ministero, che è responsabile della valutazione delle scuole. Dalla fine degli anni Novanta, si assiste, in numerosi paesi che seguono questo primo modello, ad una standardizzazione dei criteri di valutazione delle scuole.
In un secondo gruppo di paesi, gli istituti scolastici devono render conto principalmente ai poteri locali – collettività territoriali o poteri organizzatori – che sono responsabili della loro gestione. Si tratta di alcuni paesi nordici così come del Belgio e dell’Ungheria.
Alcuni paesi, ormai sempre meno, sono, invece, rimasti ai margini di questo movimento di valutazione delle scuole. È il caso, per esempio, dell’Italia che non obbliga le scuole a render conto davanti ad un’istanza particolare (se si escludono gli ambiti amministrativi e contabili), ma le incoraggia fortemente a praticare la valutazione interna. Lo sviluppo di un sistema standardizzato di valutazione, sotto la guida dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI), mira, tuttavia, a dare delle indicazioni alle scuole, a confronto con le situazioni nazionali. A partire dall’anno scolastico 2009/2010, l’INVALSI dovrebbe essere responsabile della valutazione del valore aggiunto delle scuole, grazie al monitoraggio del rendimento scolastico degli studenti al momento di ingresso e di uscita dalle scuole e alla raccolta dei dati di contesto e a quelli relativi alle caratteristiche socio-culturali degli studenti.
Al di là di questi tre gruppi di paesi i cui contorni sono perennemente in movimento, si assiste in maniera generale allo sviluppo di ciò che si potrebbe chiamare una “multi-accountability” delle scuole. In effetti, oggi, sono sempre di più i paesi che impongono alle loro scuole di render conto a più attori (ministero dell’istruzione, collettività territoriali, ma anche società civile in senso lato – genitori, partner esterni, ecc.).
L’attualità di questa tematica, collegata come si è documentato, al potenziamento degli istituti come titolari di competenze didattiche ed economiche, motiva la stesura di questo numero di Libertà di Educazione, offerto a tutti coloro che sono appassionati di scuola e di educazione come un ulteriore strumento di lavoro.