Visitare i luoghi dello sterminio operato dal nazismo è una proposta diffusa tra gli Istituti superiori di tutta Italia ormai da alcuni anni; per alcuni insegnanti e i loro alunni è stata un’esperienza che ha generato una riflessione messa a disposizione di tutti con la stesura di un fascicolo.

 

Questo libretto racconta l’esperienza che 24 studenti e 4 insegnanti dell’IIS BACHELET di Abbiategrasso hanno fatto partecipando all’iniziativa UN TRENO PER AUSCHWITZ, promossa dalla Provincia di Milano, iniziativa che ha visto la partecipazione di circa seicento studenti. Partiti il 24 gennaio dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano, da dove erano partiti i convogli dei deportati ai campi di sterminio, i partecipanti a questo singolare gesto di memoria sono arrivati il giorno dopo a Cracovia, per poi visitare il 26 febbraio Auschwitz 1 e Birkenau. Andare in uno dei luoghi più orribili della disumanità dell’ideologia nazista come di ogni altra ideologia è  stato un modo efficace, commovente  di vivere il Giorno della Memoria. Ad Auschwitz abbiamo visto di quanto orrore sia stata capace la macchina infernale del nazismo, è bastato poco per capire l’incommensurabile distanza dell’ideologia dall’umano. Identicamente andando a vedere le tracce lasciate dalla più perfetta macchina del male ci si è trovati davanti ad un fatto inatteso, quello di scoprire che proprio ad Auschwitz il male ha perso, sì proprio nel luogo dove sembrava finita ogni possibilità di bene. Infatti andando in questi giorni ad Auschwitz è cresciuta la certezza che non il male, ma il bene ha vinto tra le camere a gas e i forni crematori. Come ha detto a noi un ebreo settantenne anche dentro il campo una certezza era sempre presente, quella che l’uomo non è fatto per la morte, ma per la vita. Così tornando da Auschwitz è cresciuta la certezza che fare memoria è rinnovare la coscienza che l’uomo vive per un bene, per una positività riconosciuta, come hanno testimoniato tutti coloro che dentro l’orrore nazista hanno affermato la vita e il suo senso. Ancor di più questa positività l’hanno testimoniata gli studenti che sono stati in quei giorni ad Auschwitz, nei loro sguardi era evidente la certezza del bene per cui il cuore umano è fatto. Per questa ragione una iniziativa scolastica che porti ad Auschwitz studenti e insegnanti può essere significativa, per noi dell’IIS Bachelet lo è stato, perché ha rappresentato un’occasione per mettersi insieme alla ricerca del significato di quella terribile pagina di storia. E il frutto di questi giorni è stata un’intensità inimmaginabile di esperienza umana, tanto che non ci si è fermati all’emozione che pur provoca Auschwitz, ma ci si è trovati coinvolti in un cammino alla riscoperta dell’uomo, alle sue grandi possibilità di male, ma anche alla sua apertura infinita al bene. Ad Auschwitz con i propri studenti o ad Auschwitz con i propri insegnanti si può imparare a guardare la realtà andando fino in fondo al bene per cui è fatta, e da questa tensione ne nasce come è successo a noi una novità di rapporto, a segno che è determinante a scuola la direzione dello sguardo, e che si guardi nella stessa direzione e che ci si aiuti a guardare, è questo che mette realmente insieme. Così siamo tornati da Auschwitz più certi che memoria sia  poter attingere ad una positività, e poterlo fare con una coscienza più viva che tale positività non venga da un impegno o da un progetto di società giusta, ma semplicemente dal cuore umano, che porta inscritto una tensione alla vita, una tensione che nulla può sopprimere, nemmeno l’orrore dello sterminio!