È interamente leggibile sul sito di Diesse il numero 13 della rivista LineaTemponline.

In questo numero della rivista è presente un dossier, curato da Andrea Caspani e Paolo Zara, dedicato alla Prima Guerra Mondiale: “Si spengono i lumi su tutta l’Europa… Per ricordare ‘l’inutile strage’”.

I contributi presentati documentano l’esito di un progetto realizzato da due scuole milanesi, l’Istituto Superiore “Fabio Besta” e il Liceo Classico “Giosue Carducci”.

L’iniziativa è stata mossa dall’esigenza di far incontrare i giovani con lo “spessore umano” di un nodo della nostra storia veramente decisivo per la comprensione dell’intero sviluppo del Novecento.

Si sono così realizzati due incontri, nel primo dei quali Gian Enrico Rusconi, storico e docente di Scienza politica all’Università di Torino ha affrontato il tema delle radici del conflitto, Andrea Caspani, direttore della rivista “Lineatemponline”, ha focalizzato i cambiamenti a vario livello indotti dal conflitto e, infine, Andrea Saccoman, storico e ricercatore di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, ha approfondito la drammatica eredità della guerra e gli errori che hanno caratterizzato la conferenza di pace di Parigi.

Agli inizi del secolo scorso, infatti, sembrava, almeno alle élites “illuminate” del periodo, che veramente si stesse realizzando in Occidente una “belle époque”, caparra di un futuro pacifico e aperto a un crescente benessere per tutte le classi sociali, da estendere progressivamente in tutte le parti del mondo.

Questo era il mito politico-culturale del liberalismo scientista vincente nei moderni Stati-Nazione dell’Occidente: la costruzione di una storia “a misura d’uomo” (in quanto ormai liberi

Dalle ipoteche del condizionamento delle religioni e delle tradizioni passatiste), caratterizzata da uno sviluppo economico e tecnologico senza precedenti, in un contesto di rapporti internazionali relativamente pacifici; una visione in cui si riteneva che la diffusione di metodologie scientifiche di analisi sociale e le conseguenti leggi a indirizzo sociale avrebbero gradatamente e pacificamente colmato le ingiustizie socio-economiche della prima industrializzazione.

 

Questo mito andrà in frantumi con lo scoppio della Prima guerra mondiale, come ci ricorda il grande storico François Furet:

«La guerra del 1914 è un tipico esempio di evento in cui gli attori della storia non prevedono le conseguenze delle loro azioni… In questo senso la prima guerra mondiale non è contenuta nelle sue cause, è un evento che crea una situazione nuova. Per questo, come Hannah Arendt, anch’io preferisco parlare di “origini” piuttosto che di “cause”. La causalità infatti non permette di pensare la novità».

La Grande Guerra assume un valore particolare nella storia del Novecento proprio perché costituisce “l’evento non prevedibile”, il fatto che invalida il progetto ideologico del liberalismo, la smentita esplicita e netta della promessa di felicità e di progresso del liberalismo.

Il filo rosso che collega le riflessioni è la riscoperta della valenza esistenziale della dimensione storica, decisiva per un giovane che desideri costruire la propria identità personale e sociale in modo consapevole e critico.

La lettura del dossier permette di approfondire la dimensione dell’avvenimento di un evento in cui la “novità” inscritta nella realtà e il ruolo della libertà e della soggettività umana giocano un ruolo predominante rispetto alla dinamica causa-effetto, tipica della logica istituzionale o dello sviluppo delle strutture e dei sistemi socio-economici. 

 

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