Il terzo settore e la crisi in quell’Italia “dimenticata” che non fa normalmente notizia saranno il tema principale del settimo appuntamento con “Inside”: il ciclo di incontri organizzato da IlSussidiario.net ritorna a parlare del nostro Paese con una visione approfondita della crisi che il coronavirus ha scatenato nelle realtà economiche e sociali non riconducibili alla dicotomia “pubblico vs privato”, dal no profit alle associazioni, dal sostegno alla povertà fino alle ong. Dopo il successo degli incontri nelle 6 precedenti settimane e dopo aver discusso i temi del lavoro, dei “giochi di potere” dietro al coronavirus, del rilancio turismo, della grave crisi economica successiva al Covid, della problematica sul mondo Scuola e del caso Floyd in America, si arriva oggi a discutere del tema forse meno “mediatico” ma dai tratti sociali ineludibili, la crisi del terzo settore e i mancati sostegni della politica.

Giovedì 11 giugno dalle ore 18.30 e in diretta video streaming sugli account social del Sussidiario FacebookTwitter, su IlSussidiario.net e on demand su YouTube, sarà possibile assistere gratuitamente al settimo incontro sulla pandemia Covid-19.

L’Italia dimenticata: storie e volti di chi non fa notizia” è il titolo scelto per questo settimo appuntamento con Inside, dove dialogheremo con:

 

Enrico Giovannini, Portavoce di Asvis e membro della task force Colao

Marco Lucchini, Segretario generale Fondazione Banco Alimentare

Fosca Nomis, Responsabile Relazioni Istituzionali di Save the Children

Gianni Maddaloni, maestro di judo, fondatore di Star Judo Club nel Rione Scampia a Napoli

con le interviste a S.E.R. Filippo Santoro, Vescovo di Taranto e Chiara Saraceno, sociologa

conduce Enrico Castelli, Giornalista, già Vicedirettore TgR Rai

IL TERZO SETTORE E L’ITALIA DIMENTICATA

Nei mesi della più profonda crisi Covid-19 le richieste di aiuto al Banco Alimentare solo in Lombardia sono aumentate del 40%: basterebbe osservare questo semplice dato per comprendere come vi sia tutto un sostrato di popolazione in crisi minimamente “interessata” dalle pur giuste rivendicazioni di turismo, ristorazione, locali, autonomi, aziende e multinazionali che si sono ritrovare travolte dal coronavirus. Persone normali, “volti”, intere filiere che non fanno notizia e che soffrono forse più di tutti la mancanza di lavoro e di prospettiva ora che il lockdown è terminato. Parlando con il settimanale “Vita” nell’edizione di giugno, l’economista Stefano Zamagni ha tratteggiato in modo peculiare la crisi in corso del terzo settore: «irrilevanza in cui è stato tenuto il Terzo settore nella gestione della crisi». Nessuna espressione di questa filiera è infatti stata chiamata a far parte dei tanti organi tecnici e delle task force, eppure l’Italia storicamente vanta un insieme variegato e imponente di enti nel Terzo settore tra i maggiori sviluppati a livello internazionale. Una crisi globale come quella del Covid-19 senza tener conto del sostrato sociale – che da sempre interviene in maniera insostituibile nel complesso rapporto tra Stato e cittadini – è un danno enorme che al più presto deve essere riparato, o saranno problemi grossi nei prossimi mesi.

I POSSIBILI SPUNTI

Non avremo mai la riprova, ma se fosse stato coinvolto il Terzo settore nella scelta degli interventi e degli aiuti stanziati in questi mesi da parte della politica, forse qualche macro-errore sarebbe stato evitato e non staremmo qui a parlare di un futuro paradossalmente più fosco ora che è finita l’emergenza sanitaria. «In questo mondo vitale, tanti sono coloro che, con competenza e passione, si occupano da tempo di erogare servizi e assistenza sanitaria», sottolinea ancora Zamagni e ben fa capire il tema da noi oggi toccato nel nuovo ciclo di incontri di “Inside”. In questo senso, il piano presentato dalla task force di Vittorio Colao potrebbe essere un ottimo punto di partenza per quanto riguarda quei “volti dimenticati” finora dallo Stato (e dai media): nel paper presentato al Governo Conte dal titolo “Iniziative per il rilancio – Italia 2020-2022” sono diverse le iniziative proposte al Terzo settore e alla cittadinanza attiva come possibili leve in grado di innescare trasformazioni profonde del sistema socioeconomico italiano. Nella prima pagina del piano Colao si legge «Se non sprecare una crisi è diventato un luogo comune universale di ogni momento di difficoltà, “trasformare i costi del rilancio in investimenti per il futuro” è per gli italiani un obbligo di lealtà e un dovere innanzitutto nei confronti delle giovani generazioni». Quali iniziative dunque possono essere utili per rilanciare il Terzo settore? Verrà completata fintamente la tanto attesa “riforma” di questo settore? La politica sarà in grado di “spendere bene” i soldi che saranno messi a disposizione, in un ottica non più “statalista” ma attenta alla sussidiaria presenza sul territorio di un Welfare che più di tutti ha “pagato” la crisi del Covid?