In Giappone, giovedì 7 luglio, è entrata in vigore una legge sul cyberbullismo, che prevede pene severe per coloro che scrivono insulti online: fino ad un anno di carcere e più di 2 mila euro di multa. Un irrigidimento delle norme notevole. In precedenza, come riportato da La Repubblica, infatti, la prigione era concessa per meno di un mese e la sanzione economica ammontava ad appena 70 euro.



L’irrigidimento delle misure a contrasto del fenomeno si è reso necessario in virtù della sua elevata espansione sul web. Le vittime stavano diventando sempre di più, soprattutto tra i giovani. L’ultima è stata Hana Kimura, una nota wrestler e personaggio televisivo, che si è uccisa a soli 2020 proprio per gli insulti ricevuti online. Si tratta, però, di una sorta di esperimento sociale. La nuova legge verrà infatti rivalutata tra tre anni in modo da vedere quali sono stati gli effetti. L’obiettivo è quello di comprendere se e come abbia influenzato la libertà di espressione.



Insulti online, in Giappone pene severe: linea dura della politica

Il Governo in Giappone ha dunque detto stop al cyberbullismo, introducendo pene severe per coloro che scrivono insulti online. Il tema è in discussione da tempo nel mondo della politica. “Il crimine deve essere severamente affrontato”, aveva detto prima dell’entrata in vigore della legge il ministro della Giustizia nipponico, Yoshihisa Furukawa. Anche gli esperti avevano sottolineato la necessità di intervenire al più presto. “Servono linee guida. Al momento, se qualcuno chiamasse il leader del Giappone un idiota, allora forse anche quella parola potrebbe essere classificata come un insulto”, aveva affermato Seiho Cho, avvocato penalista, alla Cnn.



Adesso finalmente la linea dura è stata ufficialmente attuata. La legge rimarrà in vigore per tre anni, poi verrà riesaminata. La sensazione però è che possa dare svolte positive al punto da essere confermata senza discussioni.