La decisione dell’Italia di lasciare l’accordo per la cosiddetta “nuova Via della Seta”, è stata esaminata ieri attraverso una relazione annuale presentata dai vertici dei servizi, deducendo quanto sia stata pericolosa per gli interessi italiani questa iniziativa che venne firmata a marzo del 2019. L’accordo poteva essere prorogato di cinque anni ma il governo Meloni, a fine 2023, ha esercitato una clausola che gli permetteva appunto di interromperlo, così come scrive stamane il quotidiano Libero. I responsabili dell’intelligence, scrive il giornale: “smontano pezzo per pezzo la narrazione filo-cinese che era alla base di quell’intesa”.
Belloni, direttore generale del Dis il dipartimento delle informazioni per la sicurezza, premette che «il tema della Cina oggi è sul tavolo di tutte le democrazie occidentali», perché «è evidente che la Cina ha trasformato l’interdipendenza economica» prodotta dalla globalizzazione «in “over-dependence”», dipendenza eccessiva dalle sue forniture. E queste «politiche economiche coercitive della Cina impongono una riflessione sulla vulnerabilità che ne consegue».
INTELLIGENCE E VIA DELLA SETA: “IL PARADOSSO DEL GOLDEN POWER”
Belloni aggiunge che la Belt and Road, «ha finalità molteplici che non sono soltanto economiche, ma anche geo-strategiche, di controllo di Paesi, di aree di influenza e quant’altro», e averla lasciata consente ora all’Italia «di riconquistare una propria indipendenza e autonomia. Non siamo più nel mondo in cui si poteva tenere un piede in due staffe, è necessario fare scelte di campo precise e c’è la necessità di aumentare la competitività dell’Italia e dell’Unione europea nei confronti della Cina».
Mantovano, sottosegretario alla presidenza del consiglio e autorità delegata perla sicurezza, si è invece soffermato sul paradosso dell’utilizzo del golden power «quando vengono all’attenzione strumenti di alta tecnologia di provenienza cinese, e poi una sorta di via libera nei confronti della stessa tecnologia».
INTELLIGENCE E VIA DELLA SETA: “CINA PRINCIPALE MINACCIA”
Nella relazione dei servizi italiani viene inoltre precisato che la Cina è ritenuta la principale minaccia per la sicurezza nazionale assieme alla Russia, anche per via della capacità di «raccogliere informazioni di pregio; mettere in atto azioni di pressione economica; penetrare e interferire all’interno del mondo accademico e della ricerca; condurre operazioni cibernetiche ostili con maggiore efficacia; manipolare l’informazione per finalità di propaganda», aggiunge, per quest’ultimo caso, di avere «già rivolto l’attenzione verso quegli eventi che, nel prossimo futuro, saranno suscettibili di catalizzare campagne disinformative contro gli interessi nazionali».
Nella restante parte della relazione elaborata dagli 007 e riportata oggi dal quotidiano Libero, si mette in guardia dal fatto che quest’anno ci saranno ben 76 elezioni in tutto il mondo, il 51% della popolazione mondiale e metà del Pil a livello globale, e si aspettano «interferenze e condizionamenti». Fra le minacce anche quella russa, che sarebbe capace, secondo i servizi di aggredire «sfruttando alcune delle caratteristiche che connotano le nostre società, quali l’apertura dei mercati e le garanzie di libertà e indipendenza dei media». In merito infine alle minacce interne, «particolare attenzione» all’attivismo anarco-insurrezionalista.